Silvia Beltrami – Cristina Lama – Mirka Pretelli
Milena Sgambato – Yolanda Tabanera – Marina R. Vargas
3 Dicembre 2012 – 26 Gennaio 2013
Inaugurazione Lunedì 3 Dicembre 2012, cocktail dalle ore 18,00
Nell’antichità con il termine mostro, veniva etichettata una creatura associata sia al bene che al male, sacra, inviolabile e al di sopra delle “faccende degli umani”. Oggi il termine mostro o mostruoso ha, nel lessico comune, una caratterizzazione negativa che spesso viene attribuita a quei comportamenti che violano radicati tabù, o a quelle situazioni che vanno al di là dell’umana comprensione.
La Costantini Art Gallery presenta, con la collettiva “I nuovi mostri” le opere di sei giovani artiste che, con espressioni e tecniche artistiche differenti, s’interrogano sulle contemporanee mostruosità sociali e interiori.
Silvia Beltrami nella sua ultima serie di collage, s’ispira al mondo giovanile dei rave party e delle discoteche per rappresentare il disagio sociale dell’ultima generazione, in cui il dover apparire ad ogni costo è legge sovrana.
Cristina Lama rappresenta, con la sua pittura materica ed espressionista, i mostri che attanagliano gli incubi dei bambini: il lupo mannaro, il vampiro, etc. veri e propri stereotipi delle paure più ancestrali, descritti e raccontati per essere esorcizzati.
Mirka Pretelli illustra scorci, privi di presenze umane, in cui il limite di tensione scenica è al massimo, non si sa e non si capisce se qualcosa di oscuro stia per accadere o sia già accaduto, lasciando lo spettatore nel dubbio; i dipinti rimangono in sospeso tra la realtà rappresentata e la fantasia dell’astante, creando un tuttuno surreale.
Milena Sgambato ha un immagginario fatto di colori tenui e di bambine/bambole sospese in ambientazioni appena accennate, ma, solo dopo una più approfondita lettura, mostra messaggi inquietanti che ci colpiscono con la loro forza e la loro crudezza.
Yolanda Tabanera estriseca i suoi mostri interiori, i suoi tormenti, in sculture in cui l’utilizzo dei materiali è strettamente connesso all’esorcizzazione del tormento rappresentato con una continua e costante introspezione atta alla ricerca della trascendenza dell’esistenza umana.
Marina R. Vargas indaga, attraverso l’universo delle armi da fuoco, le paure scaturite dalle violenze subite. Esternazioni pittoriche, per interpretare e raffigurare tutto ciò che l’occhio altrui non potrà mai percepire, lasciando all’interlocutore solo la possibilità di poter intuire, con la propria fantasia, senza mai poter minimamente avvicinarsi alla personale ipotetica segnica verità.