Bressanone, 25 ottobre 2012
Si è tenuto ieri al Forum di Bressanone, in occasione dell’edizione 2012 dell’International Mountain Summit, il convegno organizzato dal Club Alpino Italiano La libertà delle proprie scelte, la libertà in montagna. Il convegno è stata un’occasione collettiva e internazionale per ridefinire la passione per l’alpinismo tra i parametri di una sicurezza in montagna irraggiungibile in senso assoluto e un’adulta responsabilità di scelte.Sono intervenuti il Presidente del CAI Umberto Martini, il past president del CAI Annibale Salsa, l’avvocato Carlo Bonardi, l’avvocato Federico Pedrini, l’opinionista ed editorialista de Il Corriere della Sera Giulio Giorello, il medico del Soccorso Alpino Hermann Brugger, il presidente della Commissione sci, alpinismo e arrampicata del CAI Maurizio Della Libera, l’alpinista e medico di altitudine Oswald Oelz e il Direttore di Trentino Marketing Paolo Manfrini.
Ha moderato il convegno l’alpinista e scrittore Alessandro Gogna.
Gli intervenuti hanno portato avanti il concetto secondo il quale la libertà deve essere intesa in senso soggettivo e non assoluto, in tutti gli ambiti, soprattutto nell’alpinismo, sottolineando il fatto che bisogna lasciare alla responsabilità e all’interiorità dello scalatore la decisione su quali precauzioni prendere per salire una montagna.
“Grazie a questo incontro sono stati messi in luce i pericoli che incombono sulla libertà in montagna”, ha dichiarato Umberto Martini. “L’alpinismo oggi è soggetto a un sistema di regole troppo rigido, causato anche dalla crescente massificazione delle cime, in Italia e nel mondo. Questa è un’attività che, se portata avanti con responsabilità e coscienza, non arreca danni né a se stessi né al territorio. Tutto questo necessita di vigilanza e formazione, compiti che devono essere affidati alle associazioni come il CAI e non a un rigido sistema di regole e divieti” .
In quest’ottica il CAI ha presentato l’Osservatorio per la libertà d’accesso alla montagna, che intende garantire libertà e gratuità di accesso alla montagna come valori primari, fonti di un’esperienza unica. Di conseguenza devono essere evitate regolamentazioni unilaterali e limitazioni della pratica alpinistica da parte di autorità e privati, così come già enunciato nella CARTA del Club Arc Alpin.