NEWS. MISS ITALIA GIOCA A GOLF E GUSTA PUGLIESE

di Saverio Carlo Buttiglione


Dal 25 maggio al 20 agosto per 40 tappe l’esclusivista di Miss Italia per la Puglia Mimmo Rollo ha percorso con la sua organizzazione il tacco e lo sperone della penisola italica a forma di stivale, alla ricerca delle ragazze più belle da mandare a rappresentare i territori delle Puglie da Patrizia Mirigliani per la finale del 10 settembre ripresa in diretta RAI sotto la guida e conduzione di Fabrizio Frizzi.

Le Puglie sono un insieme di territori diversi che per centinaia di chilometri iniziano dal massiccio del Gargano, la cui foresta Umbra divide splendide spiaggie dal “tavoliere”, il granaio d’Italia, e proseguono fino al “finibus terrae” di Santa Maria di Leuca dove l’Adriatico e lo Ionio mischiano le loro acque.

In questo viaggio il turista incontra 60 milioni di alberi d’ulivo, questa è l’unica costante che fa da fil rouge all’unità delle puglie, sono alberi che in questa parte del pianeta, portati qui come in altri posti dagli antichi Greci, hanno trovato il loro clima ideale per vivere cento ed anche mille anni.

Ma, quando si viaggia, bisogna anche fermarsi a ristorarsi e nelle puglie il “dover mangiare” si è trasformato nei millenni nel “voler gustare”.

Di Foggia è Mimmo Rollo e proprio in questo territorio, per brindare all’inizio del viaggio alla scoperta della bellezza femminile, ho scoperto a Lucera uno dei migliori spumanti del mondo, di cui mi avevano già parlato nelle langhe piemontesi (e con mio stupore in Francia anche un grande produttore di champagne), il d’Araprì, fatto in Puglia col metodo classico champenoise.

Da lì ho portato la mia troupe televisiva sul cucuzzolo montagnoso dove l’imperatore Federico II di Svevia costruì, a multipli infiniti del numero 8, il Castel del Monte, la cui unica finestra a trifora, fra le tante bifore, guarda alla sua amata Andria a testimoniarne l’importanza che aveva per lui quel luogo e di lì anch’io mi sono affacciato e da quella città ho visto arrivare il nostro ristoro: la incredibile burrata di Sanguedolce , mentre dai vigneti sotto il castello si ricava il Falcone (nella splendida cantina Rivera di Sebastiano De Corato) che abbiamo sorseggiato.

Proseguendo, tra Bitonto e Molfetta, splendida sul mare incontaminato che ho ammirato al tramonto dal terrazzo di un relais, il San Martin, gli ulivi cominciano numerosi a salutare i viandanti, magrissimi e contorti, della cultivar Coratina e qui ci hanno infatti donato l’olio ricavato dalle macine di Goccia di Sole e dei Feudi di Verità dell’entroterra bitontino. Finalmente una Miss, la dottoressa Irene Antonucci, ci ha accolto, insieme al conduttore delle 40 tappe, Giovanni Conversano, il tronista e opinionista di “Uomini e Donne” di Maria De Filippi su Canale5.

Proprio lei ci versato questi olii dolcissimi per gusto e retrogusto su 2 fette di pane di Altamura che ci aveva personalmente portato don Peppino Barile, presidente dell’unico Consorzio DOP di pane italiano, un pane ancora cotto a legna.

Il vino l’avevamo già preso noi venendo qui dalla masseria Torrevento, del prof. Francesco Liantonio, presidente della “Strada dei Vini Castel del Monte”, in una bottaia che sembra il set di un film storico, dalla cui finestra si scorge piccolo in lontananza ancora l’esoterico castello ottagonale dell’imperatore svevo “Stupor Mundi”.

La sera Rollo ci ha invitati alla tappa di Miss Italia ad Acquaviva delle Fonti e perciò prima siamo andati tutti a “mangiar pasta” nella vicina Santeramo in Colle, nella vecchia cucina dell’antico pastificio Benagiano, che ancora la produce con le trafile in bronzo e la lenta essiccatura.

Come Giuseppe Garibaldi, che 150 anni fa venne proprio qui, a gustarla in questa stanza, quando fu eletto deputato ad Andria, abbiamo poi concluso con un dolce, la “ricotta infornata” al limone che l’ospite qui incontrata, Angela Donvito, ci aveva portato dalla sua vicina azienda Sapori dell’Antica Murgia, una delle uniche due ditte che ancora la producono in Italia, l’altra è in Sicilia.

Andrea Benagiano produce una pasta eccelsa al cui livello possono compararsi poche altre, come testimoniato dal “Gambero Rosso”, ad esempio in Puglia la Sbiroli di Putignano e la Benedetto Cavalieri di Lecce, in Italia il “Pastificio Artigiano cav. Giuseppe Cocco” ora diretto a Fara S.Martino di Chieti dal dott. Lorenzo Cocco.

Anni fa un esperto della rinomata Barilla venne qui a Santeramo, apposta da Parma, per studiare le tecniche che Andrea utilizza nell’essiccazione della pasta e rimase stupito dell’assoluta mancanza di computers di controllo nelle sue celle di asciugamento.

Andrea utilizza empiricamente, grazie alla sua esperienza di quarant’anni, piccole fessure distribuite nelle stanze di essiccazione (che sono dotate di ventilatori e stufe, a similitudine di quando si asciugava all’aria aperta) aprendole o chiudendole a secondo dell’umidità, dei venti e del microclima della Murgia di Santeramo in Colle.

La pasta abbisogna poi anche di due giorni per asciugarsi e per questo mi piace chiamare Andrea Benagiano l’ “Uomo che parla col vento”.

Adesso Andrea, sotto il controllo del CNR e di due Università, sta producendo nuove paste alla curcuma ed alla canapa ad alto valore nutrizionale e salutistico.

Ma anche due colossi mondiali (per volumi di produzione e per mercati forniti) della pasta della Puglia, la Divella e la Granoro, hanno inaugurato nuove linee che definirei semiartigianali perchè recuperano le loro antiche peculiarità possibili solo per piccole quantità ed a costi elevati, la stessa differenza che corre tra un abito pret a porter industriale, che pur possiede molte qualità, e quello sartoriale che è inimitabile.

Sul tavolo di Benagiano c’era anche la Verdeca, vino di un vitigno autoctono che esiste solo nella rocciosa Murgia andando per 30 chilometri verso la Basilicata, fra i dirupi antidiluviani di Gravina in Puglia, e viene coltivato dalla cantina Botromagno, antico nome di quelle selve.

La mattina seguente ci siamo recati al resort Messapia di Santa Maria di Leuca passando per il mare fra Ostuni e Brindisi dove finalmente abbiamo incontrato anche gli ulivi millenari, quelli dai robusti tronchi che Dio ha scolpito in tali opere d’arte che, prima della recente legge regionale che adesso finalmente lo vieta, venivano “rapiti” e trasferiti coi tir nelle ville del nord Europa ad abbellirne i giardini.

Prima però non potevamo fare a meno di sostare a Cisternino, per comprare l’inimitabile “Capocollo di Martina Franca”, presidio Slowfood, nel salumificio Santoro ed a Cellino San Marco dagli amici Albano Carrisi per rifornirci del suo celebre vino Don Carmelo, un’eccellenza che il cantante ha intitolato a suo padre, e a poche centinaia di metri anche dal grande enologo Angelo Maci, che dirige ben mille produttori salentini e crea sotto l’etichetta Due Palme incredibili spremiture d’uva così ben assortite e fermentate da vincere costantemente da dieci anni i primi premi al Vinitaly di Verona, a cominciare dal Selva Rossa Riserva, splendido vino negramaro in purezza.

A Lecce, mentre abbiamo finalmente fatto il nostro lavoro (che non è quello di mangiare!!) filmando alcune scene per la produzione di uno Spot pubblicitario, fra i palazzi e le cattedrali barocche, immancabilmente ci ha invitati a pranzo il dott. Gianni Gemma, che ai saluti di commiato ci ha anche regalato l’olio prodotto da ben trentamila produttori salentini di olio, riuniti sotto il marchio cooperativo della APROL Lecce di cui lui è consulente tecnico.

La sera quindi al Messapia abbiamo onorato l’invito e l’incontro con le miss della tappa di Santa Maria di Leuca ed abbiamo dato appuntamento a Mimmo Rollo per la finalissima del 20 agosto che avrebbe eletto Miss Puglia e le altre cinque bellezze da mandare a Montecatini Terme.

L’indomani, tornando a Bari, ci siamo fermati nella città frequentata ogni giorno dell’anno dai turisti stranieri (ma soprattutto giapponesi in gran quantità) e designata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità (come Castel del Monte): Alberobello.

Sembra un presepe a grandezza d’uomo per le sue incredibili costruzioni abitate e gustate tutt’oggi, i “trulli” coi tetti conici a scaglie di pietra sovrapposte ed incastrate l’una sull’altra senza malta, nate secoli fa per sfuggire alle angherie soprattutto fiscali del “Guercio di Puglia”, il conte di Conversano proprietario di quel villaggio, le cui tasse sui fabbricati in malta erano particolarmente salate per i contadini dell’antica Albea o “Albero Bello”.

Avevo avuto notizia che il cav. Dante Renzini, un norcinaro della terra dei tartufi e di San Francesco d’Assisi, che aveva fatto diventare grande industria di qualità e notorietà la piccola produzione dei misconosciuti “prosciutti di montagna”, prodotti a Norcia già a inizio del 1900 da suo nonno, ora stava tentando la stessa avventura imprenditoriale di successo avendo qui acquistato l’antica cantina Albea, che per decenni nel secolo scorso mandava i suoi eccellenti vini (anch’essi misconosciuti e considerati solo “da taglio”) nel nord Italia e perfino a Bordeaux, al fine di migliorare (col taglio appunto) la produzione di quelle regioni.

Dante Renzini ha invitato uno dei più importanti wine makers del mondo, Riccardo Cotarella, affiancandogli il giovane enologo di Martina Franca Claudio Sisto (che per studi universitari e per competenze acquisite possiamo annoverare oggi fra i migliori esperti di vini della Puglia) per rivitalizzare la produzione degli splendidi vitigni della valle d’Itria tra Martina Franca e Locorotondo, ed i migliorì vini così ottenuti li ha chiamati Raro (Negramaro Primitivo) e LUI (Nero di Troia), lo stesso nome che aveva già dato al miglior Prosciutto di Norcia che lui produce a Perugia, riportando così questa cantina ai fasti di quando era, nel secolo scorso, la “fornitrice ufficiale della Real Casa Savoia”.

Mastro Dante (il nome che si è dato inventandosi anche personaggio televisivo) sta usando poi, per il vino Albea, le stesse tecniche pubblicitarie e mediatiche che già hanno decretato il successo (per la qualità dei prodotti) e la notorietà nazionale ed internazionale (usando la sua faccia bonaria, simpatica ed esperta in TV e sui giornali) dei suoi prosciutti umbri ora prodotti insieme ai figli Franco e Federico Renzini in ben tre stabilimenti dell’Umbria.

Infine Renzini ha voluto pure investire nella costruzione, all’interno dei vecchi locali della cantina (che erano collegati alla stazione ferroviaria già cent’anni fa per “regalare” tonnellate di vino senza etichetta alle prestigiose etichette toscane, piemontesi e francesi che se ne servivano per il “taglio” che le migliorava) di un museo del vino pugliese diretto dall’artista Mimmo De Felice dove studenti, appassionati e turisti da tutto il mondo possono ammirare tutte le piante da vino autoctone della regione, le tecniche di trasformazione, le rare ed antiche bottiglie che lui stesso ha appositamente ricercato ed acquistato dovunque in Puglia.

Non potevo che dare disposizioni alla mia troupe televisiva di filmare questa storia, questo luogo e questo personaggio, perciò il mio regista Ambrogio Palmisano l’ha fatto intervistare da una nostra inviata,

Nel piccolo break il dott. Martino Annese che curava questa cantina già quarant’anni fa ci ha fatto assaggiare un vino “maltagliato”, buono anch’esso, ma non imbottigliabile (una volta non lo era nemmeno il Primitivo perché ritenuto troppo forte, ora è un must degli enologi, ma i gusti cambiano col cambiare dei tempi!).

Mi ha spiegato che le proporzioni in un vino “devono essere” 33% ciascuno se si usano tre vitigni, 70% e 30% se se ne usano due, questo invece ne aveva 50% per entrambi i 2 vitigni utilizzati e quindi era maltagliato.

L’ho comunque trovato ottimo al gusto e mi è stato definito come un esperimento utile perché una volta analizzato l’hanno trovato comunque ricco di resveratrolo, ottimo antiossidante naturale, e dotato di tannini poco aggressivi.

Mentre racconto questo “viaggio nella bellezza” non posso trascurare di dire che per arrivare ad Alberobello ho attraversato anche alcuni territori dove ci sono dei presidi della moda d’eccellenza che sarà utile rivisitare in futuro per altre produzioni televisive e da coinvolgere sicuramente anche per valorizzare (ed esserne a loro volta valorizzati) le bellezze espresse da Miss Italia nelle sue selezioni in Puglia.

Nel Salento la Meltin’ Pot di Augusto Romano, leader mondiale del casual di tendenza specie nella jeanseria, a Martina Franca la ICA di Giuseppe Ancona per il pret à porter femminile e la Angelo Nardelli alta sartoria che veste l’uomo moderno, a Barletta il casual femminile Monella Vagabonda che già utilizza testimonials del calibro di Belen Rodriguez, a Noci la Hary & Sons che conta ben 100 negozi in Italia e all’estero, a Canosa la Nottingham leader nazionale dell’intimo femminile che si avvale di un team di stilisti ottimamente guidati dal poeta e sarto Cosimo Tarantino.

Putignano, quando il territorio circostante era ancora solo agricolo, 60 anni fa aveva già nel tessile abbigliamento ben cinque industrie con centinaia di operai, la Mummolo, la Contegiacomo, la Serio, la Dalena e la Totaro, tutte leaders nazionali.

Oggi la Mafrat di Mario Totaro veste i bambini di tutto il mondo, la Malip dello scrittore Patrizio Lippolis, la Varci di Paolo Vario e la Gimel della famiglia Piccarrreta ottimamente condotta dal manager Alberto Dalena, sono in costante successo ogni anno sulle passerelle del “Pitti Bimbo” a Firenze, ed infine la haute couture delle tre griffes mondiali degli abiti da sposa, Valentini, Luisa Sposa e Giovanna Sbiroli, si fa onore da Parigi a New York e veste anche le spose principesse degli Emirati Arabi e di Dubai.

Nell’operazione “bellezza pugliese a Milano”, che si esprimerà sui campi da golf lombardi e in un Evento di gemellaggio Puglia/Lombardia (promosso dal vicepresidente nazionale dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti d’azienda, Rugiero Cristallo – fra parentesi l’UCID lombardo, per esempio, annovera importanti personalità quali Santo Versace e Lunelli proprietario di Spumante Ferrari, così come anche l’UCID Puglia ne ha di altrettanto importanti), molte aziende dell’agroalimentare e della moda si sono già dichiarate entusiaste e disponibili a parteciparvi.

Ho chiesto perciò anche la collaborazione della PDT Cosmetici (che nella linea Phisio Natura utilizza sostanze naturali come l’olio d’oliva) e per l’estetica delle modelle quella dell’hair stilyst Franco Troilo, già capo staff parrucchieri e truccatori del Festivalbar e image maker di Belen Rodriguez all’ultimo Festival di Sanremo, dello studio del dentista professor Bux col suo staff di medici odontoiatri guidati dal dott. Roberto Carlaio, specialista in estetica dentaria e del sorriso e della Accademia di Estetica (riconosciuta da Regione Puglia) Pascal di Irma ed Eloise Pagliarulo,

A fine agosto finalmente è arrivato il giorno della finalissima di Miss Italia e tante erano le città delle Puglie che si erano candidate ed offerte a Mimmo Rollo per ospitarla, ha vinto la tenacia del giovane imprenditore barese Michele Boccardi, che dopo la laurea in economia ha scelto di reimpostare una masseria di famiglia a Turi rendendola una reggia per le cerimonie di nozze col nome di Villa Menelao, creando un’industria dei ricevimenti di alto livello dando lavoro ad uno staff fisso di più di cinquanta professionisti del settore, una location già visitata ed apprezzata più volte dall’ex ministro agli affari regionali Raffaele Fitto.

Boccardi, anche nella sua veste di consigliere della Regione Puglia, insieme al neo sindaco, famoso medico pneumologo, Onofrio Resta, ha convinto Rollo a scegliere lo spazio antistante il palazzo Marchesale di Turi per la finale regionale di Miss Italia, anche per l’importanza promozionale a livello di marketing territoriale di un tale Evento, perchè proprio nell’enogastronomia di qualità è in corso un programma di rivalutazione e promozione internazionale della nota Ciliegia Ferrovia di Turi.

Alla presenza di Miss Italia 2011 Stefania Bivone, della seconda classificata, la pugliese Mayra Pietrocola e della Miss Puglia uscente Sara Teodoro, il capogruppo di Boccardi in Regione, Rocco Palese ha incoronato la nuova Miss Puglia, Alessandra Monno, che insieme a Giulia Gallo, Valentina Lopez, Carmen Ciminiello, Laura Procacci ed Annalisa Raia sono state scelte per rappresentare la regione alla finalissima di Montecatini Terme.

Ho notato però che con loro anche Valeria Fabiano, Francesca Cotugno, Rosaria Pastore, Sara Martano, Francesca Maggiori, Ilaria Nesta, Francesca Bianchi, Sabina Albergo, Veronica Erigno e Domenica Saviola, benché escluse, per grazia e per doti personali (una è campionessa di atletica, un’altra è ingegnere) avrebbero meritato il pass per la finale in RAI, perciò saranno da me e dal direttore Stefano Masullo di Golf People Club Magazine invitate nel prossimo autunno sui campi da golf della Lombardia, a giocare e suggellare questo inedito gemellaggio fra le due regioni, proprio a base di bellezza, sport, enogastronomia e moda.

Il giorno dopo la finale regionale di Turi, ho voluto fare una festa in campagna.

Lo chef che rappresenta la Puglia nella trasmissione RAI “La prova del Cuoco” condotta da Antonella Clerici, il bravo Pasquale Fatalino, ha cucinato per noi.

Ha lasciato, per una sera, il suo ristorante di Noci Antica Locanda nelle mani dei suoi validi collaboratori, per fare assaggiare ad importanti, gradevolissimi e competenti ospiti di fine estate della Puglia, insieme ai vini Albea di Renzini ed all’olio della giovane ma esperta dott,sa Donna Francesca Dello Russo dei Feudi di Verità, spalmato sul pane dop di Altamura, i panzerotti, le fave e cicorie, la pasta di Garibaldi della Benagiano e la pasta fresca fatta preparare apposta a Castellana Grotte dal pastificio di Donato Sabatelli .

Ne sono rimasti tutti entusiasti, soprattutto il rettore dell’Università Europea per il Turismo prof. Salvatore Messina, la direttrice relazioni esterne Auchan Italia Anna Tuteur, la giornalista di moda Ludovica Scalzo e la loro grande soddisfazione sarà sicuramente di buon auspicio per la Puglia quando si presenterà sugli scenari nazionali ed internazionali accompagnata dai suoi tesori enogastronomici e dell’alta sartoria presentati dalle sue splendide Miss.

Cominceremo a farlo noi in autunno a Milano sia sui campi da Golf sia col grande Evento UCID in una prestigiosa location del centro meneghino e poi proseguiremo in inverno con l’apertura, nella stessa location, di “Milano Food&Moda” , Showroom permanente per esposizione, incontri con buyers internazionali e ristoratori lombardi, degustazioni ed eventi mensili a base di cultura e spettacolo, operazione per la quale sono stato investito della responsabilità di project manager per proiettarla con successo, nei prossimi 1000 giorni, verso Expo Milano 2015, quando il mondo intero (sono previsti 30 milioni di visitatori e 150 capi di stato) verrà in Italia per l’Esposizione Universale che durerà ben sei mesi.

Il grande “Spazio Eventi” di 500 mq. di questa location, gia’ allestito, sarà completato coi maxi schermi forniti dalla più antica fabbrica italiana di televisori, la MIVAR, nella persona di Gianvito Laera, concessionario per Puglia, Basilicata, Emilia Romagna e Lombardia, fondata con l’acronimo di Milano Vichi Apparecchi Radio ad Abbiategrasso dal mitico Carlo Vichi che ancora la guida energicamente alla tenera età di 89 anni, consentendole di essere rimasta l’unica azienda europea di televisori che produce ancora in questo continente.

Ho concluso il viaggio estivo di lavoro nelle puglie per la pre-produzione TV che diventerà (post-prodotta in autunno) un settimanale sulle filiere di Moda,Turismo ed Agroalimentare (sarà il seguito dello storico “Spazio Puglia: i Protagonisti”) dal titolo “Italia da gustare: i Protagonisti” ad Andria, Putignano e Salice Salentino.

Ad Andria abbiamo filmato un incredibile museo della cioccolata nella azienda di confetti Mucci (che nulla ha da invidiare a quello dell’amico grande cioccolataio di Vicoforte a Cuneo Silvio Bessone) con una produzione pugliese dolciaria di qualità comparabile solo a quella di Bernardi a Grottaglie e Maglio a Lecce.

A Putignano la distilleria Merak, dove la nuova generazione della famiglia Giannandrea continua a produrre, insieme a nuovi prodotti come l’eccezionale Opera, i famosi Latte di Mandorla e Amaro dei Trulli, simbolo alcolico dell’eccellenza regionale come, per esempio, nelle Marche lo è l’amica Gigliola Simonetta Varnelli col suo Anice Varnelli, protagonista del buon bere italiano già da quando monopolizzava negli anni ’60 coi film pubblicitari il Carosello della RAI.

A Salice Salentino abbiamo concluso le riprese nella cantina (che più che cantina sembra una austera reggia principesca) del conte Piernicola Leone De Castris.

Suo nonno ha inventato il vino rosè per tutto il mondo, quando Badoglio nel 1945 spostò il governo italiano a Brindisi e l’Italia risultava divisa in due per alcuni mesi, essendo Roma ancora nelle mani dei nazifascisti ormai in rotta alla fine della seconda guerra mondiale.

A Brindisi le truppe americane erano guidate dal colonnello Poletti che gustò un roseè di De Castris e gli fece un grosso ordine per le Americhe col nome, che insieme concordarono, di Five Roses, perché proveniva da una tenuta denominata “Cinque Rose” (all’inizio di ogni filare i vignaioli sono soliti piantare le rose perché i parassiti che attaccano la vite, in presenza anche della rosa la attaccano per prima e così la sua malattia diventa un naturale campanello di allarme per la vigna).

De Castris però non poteva approvvigionarsi dai suoi fornitori del nord Italia delle necessarie bottiglie e così quel primo carico di vino rosè per gli USA partì nelle bottiglie di birra di cui le truppe americane nel porto pugliese erano ben fornite.

A volte il destino oppure Dio incrocia alcune vite come un sapiente regista cinematografico, infatti il nipote del conte Leone De Castris, il dott. Piernicola ha sposato proprio Alessandra che è figlia di un cardiologo di Lecce, il dott. Francesco Della Tommasa, che (in occasione della festa dei sessant’anni del Five Roses) ho scoperto essere anche uno dei più grandi storici di vino!

Mi ha avuto subito in simpatia per la grande conoscenza che lui aveva di Putignano, dove sono nato, grazie alle Propaggini che ancor oggi danno inizio, il giorno dopo Natale, al Carnevale più lungo (e antico) del mondo.

In pieno Medioevo i Cavalieri di Malta decisero di trasferire dal Castello sul mare di Monopoli ad un loro possedimento in collina, nella chiesa di Santa Maria la Greca a Putignano, le ossa reliquie di Santo Stefano, per sottrarle al rischio di trafugamento da parte dei pirati Saraceni.

Il solenne corteo attraverò così i campi dove i contadini “propagginavano”, creavano cioè fori nella terra con uno strumento di legno per inserirvi i tralci di vite, piantavano cioè il “cippone”.

Presi i fiaschi di vino si aggregarono a questa processione e all’arrivo, ormai ebbri, festeggiarono insieme alla plebe cittadina, bevendo ancora vino ed anche mascherandosi e con promiscuità di classi sociali, prendendo in giro con filastrocche in musica le autorità che, anch’esse ubriache, lasciavano fare, al refrain di “chiant ù cippon” con chiare allusioni sessuali.

Il cardiologo Della Tommasa mi svelò allora il segreto, ancora più antico di questa storia, della nascita del Dio Dioniso (diventato poi Bacco per i Romani), il dio del vino dell’antica Grecia, culla della nostra civiltà europea.

Per tutta la vita ha fatto ricerche ed a Tbilisi, in Georgia, ha conosciuto un gruppo di archeologi che in quel logo vi hanno individuato una bacca fossile sicura progenitrice della vite.

Gli antichi identificavano come “dei” le evidenti e clamorose manifestazioni della natura che ai loro occhi (privi di cognizioni scientifiche) apparivano inspiegabili, quali la forza dei fulmini piuttosto che quella dei mari oppure lo strapotere del sole (che dona luce e calore).

Spremendo queste bacche sconosciute (per caso, come sempre avviene per le nuove scoperte) e bevendone il succo ricavato, col passare del tempo scoprirono sensazioni inusitate, euforia, eccitazione ed allegria indipendenti dalla loro volontà, facendoli loro malgrado danzare in una sensazione di felicità, con una totale perdita di controllo e caduta dei freni inibitori accompagnate da forti pulsioni sessuali.

Riprovando l’esperienza sentirono nello stomaco rumore, calore e movimento (la fermentazione del succo di vino) prima dell’arrivo dell’euforia e la attribuirono all’ingresso dentro di sè di un grande dio, quello che poi i greci chiamarono Dioniso.

Da allora tutta la storia del nostro continente è stata accompagnata dal vino, perfino quelle che definiamo le nostre radici giudaico/cristiane ne sono pervase!

Gesù di Nazaret compì uno dei suoi più celebri miracoli alle nozze di Cana trasformando l’acqua in vino per allietare gli ospiti degli sposi.

Celebrò la sua ultima cena con gli apostoli esortandoli a bere il vino anche in futuro in ricordo del sangue che lui avrebbe versato per la salvezza dell’umanità.

Dante Renzini stesso ha creato ora ad Alberobello un vino appropriato per il rappresentante di Cristo fra noi, il Papa.

Recentemente il germanico Ratzinger per un pranzo con 100 invitati aveva espresso il desiderio di averne metà tedeschi e metà italiani, ma alla fine, per vari motivi, a quella tavola erano tutti del suo paese tranne tre, un prelato, il mio parente filosofo cattolicissimo Rocco Buttiglione ed appunto Dante Renzini.

Dopo quell’incontro mastro Dante ha pensato bene di far creare nella cantina Albea un nuovo delicato bouquet di vitigni che abbia la soavità del vino di Gesù per fornirlo proprio a Papa Benedetto XVI come già fece col suo predecessore fornendo il prosciutto di montagna umbra al grande Papa polacco Wojtyla.

Anch’io alla fine del tour estivo di lavoro nelle puglie ho voluto assaggiarlo ed ho brindato al futuro di queste terre baciate ed accarezzate da Dio soprattutto nei suoi prodotti della terra.

Sono soddisfatto di poterlo testimoniare offrendo anche le “informazioni video visive” a tutti grazie alla mia professione di comunicatore e produttore televisivo cominciata anni fa quale naturale prosecuzione di quella precedente in cui trattavo già le informazioni e comunicavo (ma in forma digitale) nella mia veste di capo centro del CNI (Consorzio Nazionale Informatica, dove a vent’anni ho cominciato come programmatore e sistemista sui mainframes IBM).

Così a settembre “dovrò“ riprendere le riprese televisive ancora in Puglia perchè mi sento in obbligo di rappresentare altre eccellenze di questa terra che non si possono assolutamente trascurare, dalle cantine Tormaresca, Candido, dei Feudi di San Marzano, Polvanera, Coppi, Santa Barbara, De Falco e Di Marco ai caseifici CAP (che lavora il latte da ben 500 masserie sparse tra Bari e Taranto), Querceta e Deliziosa (che producono le famose mozzarelle di puglia tra Putignano, Noci e Gioia del Colle), per finire con la più antica tonnara italiana che si trova ancora vicino la Torre Colimena nel mar Jonio ad Avetrana.

Tutto questo mentre da Montecatini Terme la nuova Miss Italia porterà dagli schermi televisivi un dolce sorriso nelle case degli italiani che ne hanno molto bisogno, specie in questo momento di grave crisi economica, dando loro la speranza che tutti insieme, mettendo a frutto ogni personale capacità ed italico ingegno, ce la possiamo fare come sempre è successo nella nostra storia, dai tempi dell’impero romano passando per signori italiani come Leonardo da Vinci, il cui ritratto e le cui pagine manoscritte dette “codice di volo”, proprio in questa calda estate sono sbarcati su Marte col robot della Nasa Curiosità, a simbolo dell’intera civiltà umana.

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