Da bambino guardando in TV i viaggi nello spazio delle navette della Nasa mi colpiva che gli astronauti si nutrissero con le pillole, pensai che forse un giorno l’avremmo fatto tutti, per soddisfare la domanda di cibo di un’umanità demograficamente crescente e poi anche per praticità, si sarebbero potuti eliminare i tempi di coltivazione vegetale o allevamento animale, quelli della trasformazione e quelli della preparazione in cucina.
Che tristezza però pensai immediatamente.
Certo, in fondo come tutte le specie anche quella umana esiste solo per nutrirsi e procreare, solo questo, ancor oggi, sappiamo con certezza, se razionalmente escludiamo le filosofie ed i credo religiosi di cui non v’è certezza alcuna, perciò se si potessero ingegnerizzare entrambe le attività si risolverebbe drasticamente sia la scarsità di materia prima sia i lunghi tempi dei due processi.
Persino per fare figli volendo saremmo già in grado di escludere l’atto sessuale fra maschi e femmine perché oggi possiamo procreare
in vitro”.
Ma la tristezza che mi prendeva allora da bambino quando si trattava solo di una proiezione di fantasia è rimasta immutata oggi che constato la reale possibilità di poterlo fare concretamente.
Sappiamo che il sesso eterosessuale senza amore ha raggiunto anche la frontiera del “senza partner” col “vurtualsex”, cioè con macchine che usano occhiali tridimensionali per i video filmati digitali interattivi e sensori applicati sugli organi genitali dando perciò una sensazione di amplesso molto vicina alla realtà, con la scelta, per giunta, del partner desiderato … poi per la procreazione,
appunto, per chi la volesse, ci sarebbe la fecondazione in vitro.
Così, in un mondo sempre più “fast” e”no problem” si eliminerebbero i tempi lunghi della costruzione dell’approccio, a cominciare dai corteggiamenti, coi relativi costi, ma pure i rifiuti e le delusioni, e le conseguenze, a volte noiose e limitanti delle libertà personali, della eventuale nascita di rapporti stabili.
Ma che triste non sentire più il palpito del cuore al semplice sguardo condiviso, all’imprevedibilità della reazione ai nostri atti d’amore, alla scia di profumo inebriante che sfiora le nostre narici, alla vista delle gambe di una ragazza sotto la gonna che ci scatena tempeste ormonali simili a quelle che i nostri muscoli prorompenti sotto un abito di Armani possono scatenare in lei!
Che ne sarà del rossetto sulle labbra che lanciava messaggi subliminari di vigoria fisica al femminile simile all’esibizione della prestanza maschile, entrambi ancestrali sinonimi attrattivi a garanzia di capacità produttiva e sicurezza di successivo allevamento della prole?
Ora scopro che sono arrivate anche le famose “pillole degli astronauti” della mia infanzia in grado di poter sfamare tutti senza perdita di tempo e denaro.
Ma non sono asettiche come quelle che da bambino vedevo in TV nella colazione degli uomini dello spazio, e quindi poco appetibili!
Mi giunge notizia che miscelando varie sostanze, proteine e vitamine per esempio, gli scienziati e nuovi produttori hanno creato una “pasta di riso”, quindi nemmeno un prodotto OGM, che comunque viene coltivato (con tutti i problemi ambientali ed etici relativi), ma un insieme di sostanze che viene poi passato attraverso la trafilatura di sofisticate macchine e produce “chicci di riso” perfettamente uguali a quelli faticosamente raccolti nelle risaie di mezzo mondo che per giunta consumano molta acqua che diventa sempre più preziosa perché sempre più scarsa.
Anche se fosse comunque riso macinato, impastato con formidabili nutrienti e ricomposto dalle macchine in chicchi di riso, potrebbe comunque essere una geniale novità per sfamare e rivitalizzare intere popolazioni affamate e denutrite.
Inoltre due dei più grandi produttori e consumatori di riso del mondo, l’India e la Cina, che stanno appunto affrontando la sempre più grave carenza idrica, cercano di rimediarvi coltivando il riso senza l’utilizzo massiccio di acqua.
Il riso infatti non è una pianta acquatica ma viene sommerso per controllare le erbacce e proprio In India, grazie ad uno studio del Wwf, viene sperimentato il Sri (System of Rice Intensification), un metodo che garantirà una resa superiore del 30% usando il 40% in meno d’acqua.
In pratica questo cereale viene coltivato in terreni ricchi di nutrienti e non allagati, assicurando spazi più larghi alle piante, che così hanno meno competizione per le risorse e crescono meglio, senza l’utilizzo in massa di fertilizzanti chimici.
Si potrebbe quindi finalmente fare a meno delle piante OGM, che finora sono sembrate le uniche prospettive di soluzione per un Pianeta sempre più affamato.
Infatti le Multinazionali OGM cercano di produrre molecole farmaceutiche come l’Insulina e altri ormoni umani, oppure vaccini o sieri (questi ultimi a base di Anticorpi Monoclonali [Monoclonal AntiBodies, MoAbs]), o molecole proteiche di altra struttura biochimica (Lattoferrina, Ormone di Crescita, Antigeni neoplastici, etc…) tramite piante OGM, organismi geneticamente modificati, definite come “bio-reattori” o “bio-fabbriche”.
Mentre era, ed è, eticamente corretto produrre molecole farmaceutiche tramite ceppi di Escherichia Coli o di altri micro-organismi tenuti in laboratori protetti, un chiaro rifiuto etico e morale sorge immediatamente all’idea di impiegare Pomodoro, Mais, Soia, e altre piante, in campo aperto o in serra (sia pure in laboratorio protetto) per produrre molecole bio-farmaceutiche, cioè proteine che vengono successivamente estratte dalla pianta ad uso di Insulina e altri ormoni umani, vaccini o sieri (questi ultimi a base di Anticorpi Monoclonali [Monoclonal AntiBodies , MoAbs]), o molecole proteiche di altra struttura biochimica (Lattoferrina, Ormone della Crescita, Antigeni neoplastici, etc.) perché a questo punto, il rischio di contaminazione ambientale avrebbe conseguenze tremende a livello planetario.
Sia sull’intera specie di quel tipo di pianta utilizzata sia su tutto l’eco sistema perché per produrre la particolare molecola proteica, la specifica pianta OGM (“bio-reattore” o “bio-fabbrica”) entrando nella catena alimentare animale o umana, provocherebbe l’assorbimento di questa particolare molecola proteica bio-farmacalogica da parte dei sistemi digestivi animali e umani, con effetti assolutamente sconosciuti, ma sicuramente dannosi.
Per esempio già da tempo Greenpeace chiedeva a livello europeo di votare contro l’autorizzazione all’importazione del riso Ogm della Bayer (LL62), modificato per resistere a un erbicida tossico, il glufosinato.
Il glufosinato è considerato molto pericoloso per gli esseri umani e per l’ambiente.
L’Italia è il principale produttore di riso e di biologico a livello europeo, che senso avrebbe rischiare col riso transgenico?
Anche la Bayer però aveva ammesso che questo riso potrebbe accidentalmente germinare, col rischio di contaminare la produzione nazionale come ricordava Federica Ferrario, responsabile campagna OGM di Greenpeace Italia, e tutto ciò mentre permangono ancora i dubbi sulla sicurezza per il consumo animale e umano degli OGM.
Si spera che il governo italiano e le autorità europee impediscano l’importazione del riso transgenico, perché al contrario proprio noi, in Italai, nel Parco del Ticino da molti anni applichiamo una politica agricola improntata invece all’agricoltura biologica e integrata per salvaguardare sia la biodiversità e per tutelare il paesaggio.
Considerando che proprio il riso è uno dei prodotti più significativi del nostro territorio, manteniamolo quindi non-ogm, così come ci insegna “Slowfood” che sta conducendo una vera guerra (più che una battaglia) per tutelare dall’estinzione i prodotti tipici dei territori con quelli che chiama “presìdi agroalimentari”, la “Cipolla Rossa di Acquaviva delle Fonti” oppure il “Pomodorino dell’Oasi umida protetta di Torre Guaceto” sotto Ostuni in Puglia sono ottimi esempi di Presìdi Slowfood.
Proprio la Puglia sta insegnando che il CIBO, quello Naturale e Biologico, cucinato secondo i canoni della “Dieta Mediterranea” (che è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco perché oltre che gustosa fa vivere a lungo, come scoprì nel secolo scorso il medico ricercatore Ancel Keys analizzando sette territori del mondo) è la chiave di volta addirittura per la ricrescita economica.
Quando, facendoli accogliere dalla vice Miss Italia, la pugliese Mayra Pietracola, abbiamo fatto gustare nella masseria San Domenico, dopo una gara di Golf, ai giocatori russi e australiani, i pomodori di Torre Guaceto “schiacciati” sulla fetta di pane cotto nei forni a legna di Altamura, indorato con l’olio extravergine spremuto a freddo dalle macine della vicina masseria Brancati, con le olive raccolte dagli alberi secolari che la circondano, e abbiamo offerto loro il vino negramaro e primitivo ottenuto dalle uve nate al sole di Alberobello dalle piante ancora tenute “ad alberello” fra i trulli dove i contadini si riposavano dalla calura estiva ed abbiamo concluso con le mozzarelle fatte col latte delle mucche podoliche di Gioia del Colle, “abbiamo venduto” un brand, abbiamo venduto odori, sensazioni, cultura e gusto, abbiamo venduto turismo futuro ma anche stile di vita, anche bellezza e moda, quella che deriva nel tessile abbigliamento pugliese dalle ricamatrici e dalle tessiture pugliesi dei secoli scorsi per arrivare, attualizzata al terzo millennio, allo stile di Costume National del salentino Ennio Capasa, che ha sostituito il glamour di Valentino nei cuori dei Parigini, agli abiti per bambini della Mafrat di Mario Totaro che spopola in tutto il mondo, anche e soprattutto in Cina, per finire con la griffe dei jeans Meltin’ Pot di Augusto Romano, icona dell’abbigliamento dei teenager di mezzo mondo.
Ho voluto sentire il patron di Miss Italia in Puglia Mimmo Rollo per portare a fine settembre le nostre bellezze a Milano per un gemellaggio prima di tutto enogastronomico Nord/Sud, su invito che mi è stato fatto dal vice presidente nazionale dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti d’Azienda) Ruggiero Cristallo, che ho raccolto perché sempre, ma ancor di più in questa spaventosa crisi di identità dovuta alle incertezze economico/finanziarie globali, gli “industriali etici” mi hanno commosso per quello che stanno facendo a favore della socialità più che a favore dei propri portafogli.
Faremo quindi con l’Ucid questo Evento promo/commerciale a Milano.
Ho coinvolto anche il palermitano professore Salvatore Messina che, unico italiano seduto nel forum mondiale del turismo, per meriti professionali pregressi, ha sfidato i soloni delle accademie burocratiche creando, d’accordo col governo di Albania, proprio a Tirana l’Università Europea per il Turismo, che in poco tempo ha stretto accordi con 24 università del nostro continente.
Il magnifico rettore Messina instancabilmente, fra una lezione ed un convegno in ogni parte del mondo, produce forum d’incontro a Castellana Grotte in Puglia fra stakeholders e imprenditori della ristorazione e dell’hotelleria, al fine di “creare un nuovo prodotto turistico” che sia allineato alla attuale domanda dei mercati mondiali, proprio per produrre profitti con l’icoming turistica destagionalizandola e quindi sviluppo anche alle altre economie produttive dei territori interessati.
Ho coinvolto il Gruppo di Azione Locale “Barsento e Valle d’Itria” che sta già creando sinergie interessanti con altri GAL nazionali e transnazionali in largo anticipo sui tempi di attuazione delle nuove leggi Europea che lasceranno appunto ai GAL la programmazione e le risorse per lo sviluppo dei territori.
Ripresi televisivamente, a tal proposito, già tre anni orsono l’ospitata che il direttore di questo GAL, il dott. Matteo Antonicelli, fece a tre GAL del Veneto nel celebre Istituto Alberghiero di Castellana Grotte.
I professori e gli studentii crearono in quell’occasione splendidi e gustosi piatti utilizzando le materie prime della terra delle due regioni.
I produttori del Veneto ne furono entusiasti, e persino le banche venete che li accompagnavano sponsorizzandoli!
Ho perciò coinvolto per il gemellaggio Nord/Sud di fine settembre a Milano anche due chefs internazionali che hanno studiato proprio all’alberghiero di Castellana Grotte e l’attuale ottimo professore di questo glorioso istituto Giovanni Colonna.
Il primo chef è Pasquale Fanalino, che dopo aver cucinato negli anni dopo il diploma nel ristorante del prestigioso circolo Tennis di Bologna (dove è nata, grazie ai suoi fornelli, una grande amicizia con Lucio Dalla, Ron ed altri famosi big della canzone italiana, che ora vengono apposta a pranzare nel suo ristorante “Antica Locanda” di Noci) è ospite ormai fisso in RAI dalla Clerici nel famoso programma “La prova del Cuoco”.
L’altro chef è Nicola Savino che dopo il diploma a Castellana aprì un ristorante negli USA a Dallas, e lì, oltre a servire i ricchi petrolieri di quella città, ha servito le “polpette pugliesi” anche al Presidente Bush ed a Frank Sinatra.
Ora ha un ristorante a Conversano e con Donato Sabatelli di Castellana, il Re della pasta fresca pugliese, produce anche squisite prelibatezze per importanti linee aeree di tutto il mondo.
Non potevo non chiamare a questo incontroo il dott. Giacomo Ruggieri, “deus ex machina” della cooperazione in Puglia, perché dovunque le aziende di eccellenza sono e devono restare piccole ma per poter competere sui mercati globali “devono” consorziarsi, come da tempo hanno capito nel nord Italia.
Insieme quindi al cav. Dante Renzini, che produce in tre stabilimenti umbri i “prosciutti di Norcia” ma che ha trasformato in eccellenza i vini della Cantina Albea di Alberobello, dove ha costruito il più importante Museo del Vino Pugliese, ed al cav. Tommaso Chiarella, fondatore del Premio Internazionale “Excellence” di casa a Montecarlo dal Principe Ranieri di Monaco, sono passato a prendere il sindaco Sergio Povia di Gioia dl Colle, città regina del vino Primitivo e delle Mozzarelle, e ci siamo recati tutti insieme nella vicina Santeramo in Colle sulla Murgia.
Qui ci ha accolto nella cucina della vecchia sede del suo stabilimento Andrea Benagiano, che ci ha cucinato personalmente la pasta che la sua famiglia produce da ben 160 anni, ancor oggi con le trafile in bronzo e con la lenta essiccatura, una pasta che gustò ed apprezzò molto Giuseppe Garibaldi quando fu eletto deputato nella vicina Andria.
Andrea ha cucinato le sue nuove paste alla Curcuma ed alla Canapa, poi tutti ci siamo dati appuntamento a Milano per fine settembre.
Sarà una scommessa per il futuro, sia della Puglia produttiva sia per l’impiego nel lavoro delle nuove generazioni, quella di puntare in alto, per esempio con lo sport del Golf che enfatizza silenzio, concentrazione, ambiente e con le eccellenze agroalimentari e della moda, un incontro davanti ad una tavola comeabbiamo fatto noi con la pasta di Benagiano condita solo con l’olio extravergine d’oliva, fra la Puglia e la Lombardia, un incontro che proseguirà con lo shwroom permanente “Milano Food&Moda” utile quando fra 1000 giorni arriverà nella città meneghina, per ben sei mesi, tutto il mondo in occasione di EXPO 2015.
Il tema proposto a ExpoMilano2015 ai 30 milioni di visitatori previsti sarà proprio “ALIMENTAZIONE E SVILUPPO SOSTENIBILE DEL PIANETA”.
Domenica scorsa sono andato a casa dei miei genitori e mia madre Maria mi ha cucinato la pasta al forno …..le ho dato un bacio dicendole:
“grazie mamma, ho scoperto il cibo! “.
Saverio Buttiglione