Trinità d’Agultu, chiesa della SS. Trinità – Sede parrocchiale – Sala Giulia
28 luglio 2012 – 10 settembre 2012
a cura di Giuliana altea e Antonella Camarda
Mostra promossa dal Comune di Trinità d’Agultu e dall’Università degli Studi di Sassari
Organizzazione: Associazione culturale “Ing. Agostino Muretti”
Ideazione e coordinamento: Giulia Erriu
Collaboratori: Micaela Deiana
Catalogo: Agave edizioni, Sassari
Si inaugura il 28 luglio a Trinità d’Agultu (Piazza 4 Novembre, h. 21.30) la mostra Henry Moore.
Paesaggi neri, a cura di Giuliana Altea e Antonella Camarda. L’evento si inserisce nella rassegna
Orfeo cinto di Mirto che ogni anno porta nel comune gallurese preziose opere della collezione
Paolo Dal Bosco, grazie all’organizzazione dell’associazione culturale “Agostino Muretti” e il
patrocinio del comune di Trinità d’Agultu e dell’Università degli Studi di Sassari.
La mostra
La mostra presenta al pubblico due serie litografiche – Stonehenge e Auden poems / Moore
lithographs – capolavori della tarda maturità di Henry Moore. Tra i più celebri scultori del XX
secolo, simbolo, a tratti controverso, di un nuovo umanesimo e della funzione pubblica
dell’arte, Henry Moore è stato anche straordinario disegnatore. Le sue opere grafiche
restituiscono una lettura più completa dell’artista inglese, e non a caso su di esse la critica si è
focalizzata negli ultimi anni, sottolineandone gli elementi di complessità e originalità.
Le opere in mostra scaturiscono da una serie di opere grafiche che l’artista chiamava black drawings,
disegni neri. Come affermano le curatrici Giuliana Altea e Antonella Camarda nel catalogo edito da
Agave edizioni, “i black drawings e le stampe che ne derivano, caratterizzati sul piano stilistico dalla
prevalenza del nero contrastata dall’emergere di lumeggiature intense e drammatiche, hanno un tono
generale a meta strada fra una elegiaca riflessione sull’autunno della vita e la consapevolezza della
propria statura di artista”. Pietre miliari della grafica novecentesca, costituiscono una sintesi delle
poetiche portate avanti nel corso della sua carriera, dalle ricerche surrealiste che caratterizzano
gli anni della giovinezza, alla sensibilità per la latente energia del primitivismo, amato sin dalla
prima formazione e mai abbandonato, sino alla lezione del classico e dei grandi maestri del
storia dell’arte.
Le pietre di STONEHENGE – che gia in precedenza avevano influenzato la sua ricerca grafica e
scultorea – sono per Moore emblema di appartenenza nazionale e espressione di energia e
ineguagliata forza plastica. Se la presenza monumentale e la “pietrosita” dei megaliti risaltano nelle
prime stampe, progressivamente lo sguardo dell’artista si avvicina fin quasi a strisciare sulle superfici
corrose, percorrendone ogni anfratto, in una progressiva identificazione fra paesaggio e corpo
umano (un corpo che per Moore è quasi sempre inevitabilmente quello della donna/madre).
AUDEN POEMS / MOORE LITHOGRAPHS ci offre un confronto con uno dei maggiori scrittori
inglesi del Novecento, autore di poesie come Funeral Blues e La verità, vi prego, sull’amore.
Moore si confronta con le liriche di W. H. Auden – con il quale aveva in gioventù condiviso ideali
politici e battaglie culturali – declinandone i temi dell’amore, della morte e della totalità
dell’esistenza umana con un approccio che si allontana dalla mera illustrazione, né indugia su
toni nostalgici o crepuscolari, al contrario riaffermando, in contrasto e competizione con il poeta
stesso, la propria visione del mondo.
Questi paesaggi neri, segnati dal tempo, dalla storia, profondamente permeati dalla presenza
umana, ci attraggono con dettagli che si ingigantiscono sino ad acquisire una totale autonomia
rispetto al tutto a cui appartengono o con orizzonti che si allontanano per perdersi in un’atmosfera
vischiosa e soffocante; corpi modellati sulle colline dello Yorkshire o rocce che si fanno umane in un
processo metamorfico.
L’obiettivo – ambizioso – è quello di riassumere in pochi fogli di carta l’essenza stessa del reale,
accostandosi ai grandi maestri del passato (Michelangelo, Rembrandt, Goya, Seurat) con la sicurezza
di un artista che si sente ormai parte dei classici.