Roberto Guadalupi nasce a Brindisi nel 1954. Amante della pittura a olio, dipinge da sempre fidandosi di tre cose per lui imprescindibili: osservazione dal vivo, intuizione e logica. A 8 anni resta affascinato da un quadro di Van Gogh “Il ponte levatoio di Langlois”.
Seguiranno i viaggi in Germania, Francia, Olanda, ripercorrendo i luoghi e le tappe del movimento impressionista.
Intorno agli anni ’70 inizia a lavorare come scenografo. Nel ’74 espone alla Fiera Campionaria di Milano, si susseguono mostre collettive e personali, affiancate da alti riconoscimenti. Negli anni ’90 la sua pittura inizia a orientarsi verso il Realismo romantico; tuttora si esprime con i temi sociali come forma di denuncia verso le istituzioni (rappresentate dai galli). Con quest’ultima tematica espone nel 1993 con Forum Artis, nel ’94 a Palazzo Dogana (Foggia), e presso una galleria di Milano. Nel 1996 Guadalupi conosce un gallerista di Modena, direttore artistico delle Edizioni Ghirlandina, e approda alle fiere internazionali di Gent, Belgio, Sidney, Parigi, Budapest e Ginevra.
Conosce artisti affermati quali Bay, Alinari, Possenti, Treccani, Combas, Guarrienti, Pignatelli, Longaretti ma il sostegno più importante viene dal maestro Giovan Francesco Gonzaga.
Nel 1999 inizia a collaborare in esclusiva con la Sangiorgio Investimenti d’arte, entrando ufficialmente nel giro delle grandi collezioni d’arte del mercato internazionale. Alcune sue opere vengono battute in asta.
I suoi quadri sono ora presenti in importanti collezioni private in tutto il mondo. Dal 2003 al 2007 le mostre e gli eventi si susseguono a Stoccarda, Innsbruck, Lussemburgo, Arles, Budapest, Helsinki, oltre che in Italia.
Grazie ai numerosi viaggi nascono le opere dedicate alle città importanti.
Nel 2007 realizza tre opere in bianco e nero destinate alla 52^ Biennale di Venezia.
Nel 2009 viene inserito negli archivi storici della Quadriennale romana.
Nel febbraio 2011 entra a far parte del Movimento degli Arcani, fondato dal critico d’arte Paolo Levi.
Ad aprile dello stesso anno riceve nella sala consiliare di Monreale (Palermo) il premio Guglielmo II, riconoscimento riservato a esponenti dell’arte e della cultura. Il Museo civico d’arte moderna “Giuseppe Sciortino” acquisisce una sua opera in mostra permanente.
A maggio va in mostra a New York con “Seduction – Collector’s paintings” presso la Eden Fine art gallery, alla cui inaugurazione partecipano anche il console generale d’Italia Francesco Maria Talò e l’ambasciatore italiano all’Onu Antonio Bernardini.
“Roma-Gerusalemme. Un percorso spirituale arcano” è il titolo della mostra che, nel gennaio 2012, porta le sue opere nel Complesso dei Dioscuri al Quirinale.
Nel maggio 2012 il Museo Nazionale di Lviv (Ucraina) acquisisce in mostra permanente una sua opera.
Roberto Guadalupi si avvicina alla pittura quando a otto anni resta folgorato da un’opera di Vincent Van Gogh, “Il ponte levatoio di Langlois”. Sono i viaggi in Francia, Germania, Olanda, ripercorrendo le tappe del movimento impressionista, a segnare il suo percorso di formazione. I luoghi e gli artisti come Ottone Rosai, Mario Sironi, Maurice Utrillo, Filippo De Pisis. I paesaggi e i Maestri. Oggi come allora, la sua ispirazione ed elemento imprescindibile per la sua arte è l’osservazione.
Roberto Guadalupi infatti è, tra i cinque Arcani, colui che racconta l’uomo e il suo rapporto col mondo che lo circonda. Un uomo sopraffatto dal caos.
L’emozione che si percepisce è quella del piccolo dinanzi ai grattacieli statunitensi, simbolo del potere, l’umano contro l’altissimo, il reale contro l’imponente che lui stesso ha creato.
Non c’è mai traccia di presenza umana nelle opere di Guadalupi, non perché l’uomo non sia parte fondante di questa rappresentazione, ma perché l’uomo è al di fuori, è colui che guarda. Non partecipa, osserva.
L’arte di Guadalupi è contemplazione. Una finestra sul mondo, uno sguardo attento che non è puramente descrittivo. Le sue New York, Chicago, Manhattan, non sono ritratti perfetti, molti panorami non corrispondono alla realtà dei luoghi, sono evocazioni. Solo alcuni monumenti fanno intuire all’osservatore dove si trova, l’Empire State building, il Chrysler, sono in mezzo a tanti grattacieli come segni di riconoscimento, tanto fari quanto vette di potere. Non è una fotografia del reale, è come uno sguardo e la sua interpretazione, una suggestione. L’occhio ammira o si lascia sovrastare, scruta o resta a distanza. Non cattura ma piuttosto ricorda, si affida a un’emozione.
I cieli sono a volte inquietanti, con nubi cupe o fumi misteriosi che parlano di attesa, si avverte una sorta di disagio, anzi un presagio per qualcosa che deve accadere.
Altre volte invece l’uomo raggiunge con lo sguardo luoghi di quiete: lo scatto di una storica Roma o la poesia di Venezia, la vista ammirata dinanzi al golfo di Napoli o gli scogli di Portofino o Ischia guardata da una barca in lontananza.
Nel suo percorso artistico Roberto Guadalupi è passato dai colori al dipinto in monocromo. Solo azzurro, o rosso, verde o rosa. L’aura che dona questo solo colore è ogni volta diversa ma sempre domina la voglia di fermare il tempo, di stabilire un momento di riposo, di quiete per l’uomo oppresso dal caos cromatico della sua esistenza.