NEWS. IMPRESE CENTENARIE LEGGERI S.P.A.Una famiglia a tutta arte. Quando l’arte è il fondamento delle costruzioni

Simona Leggeri

Una famiglia a tutta arte. Quando l’arte è il fondamento delle costruzioni

L’impresa di famiglia LEGGERI S.p.a. opera da più di cento anni nel settore dell’edilizia.
Uno dei tratti distintivi della Leggeri S.p.a. è lo sviluppo del settore delle installazioni d’arte, nato dalla passione dell’architetto-collezionista Tullio Leggeri.
Nelle installazioni d’arte al costruttore-collezionista spetta l’arduo compito di intuire ed interpretare la volontà degli artisti, il cui progetto è spesso un’idea, una bozza o uno schizzo, e convertirla in un progetto reale, che ne rende possibile la realizzazione fisica.
E’ una collaborazione a più livelli, volta alla conversione dell’idea in un progetto, alla scelta dei materiali ed infine alla costruzione dell’opera.

Simona, lei è la rappresentante femminile di un’impresa di famiglia di successo in un settore tipicamente maschile, quale è quello dell’edilizia; come viene visto il ruolo della donna nel suo settore e quali dei suoi lati caratteriali vengono più apprezzati?
A me, e penso a una donna in genere, piace poco la definizione di “rappresentante di un’impresa”, nel senso classico del termine, anche perché ad oggi in azienda c’è un rappresentante, mio padre, e accanto a lui noi fratelli-cugini. Noi donne siamo più portate al lavoro di squadra, alla condivisione dei progetti e alla collaborazione.
Personalmente mi piace che ognuno possa esprimere le sue potenzialità in azienda, perché solo quando si lavora con passione si possono ottenere ottimi risultati.
Le mie doti più apprezzate, credo, siano quelle di aver costituito un gruppo che lavora sempre con piacere, cercando di migliorare e crescere mentre, per quanto riguarda i lati del mio carattere tenacia, testardaggine e freddezza nei momenti topici sono considerate positivamente.

A suo avviso il Business “tinto di rosa” ha subito una positiva evoluzione negli anni o è ancora difficile essere una donna ai vertici di una società?
Rispetto al passato la situazione è decisamente migliorata, soprattutto grazie alla consapevolezza delle donne nelle loro capacità, ma c’è ancora tanta strada da fare.
Il sistema-Italia non agevola certamente chi, oltre ad essere donna-lavoratrice, deve essere mamma e moglie. Così, spesso, si devono fare scelte dettate da criteri economici che non sono a vantaggio né della donna-mamma, né di quella lavoratrice. Il rapporto con il mondo maschile è cambiato, ma è ancora necessario che le donne dimostrino loro quanto valgono e le competenze per operare nel settore.

Qual è il vero valore che le donne possono portare in azienda?
Senso di squadra, lavoro in team e meno arrivismo.  Questo però è possibile se, e solo se, riescono a gestire la competitività tra donne.

La vostra azienda di famiglia ha più di cento anni di attività qual è il segreto del vostro successo?
L’essere stati capaci di modificarci nel corso degli anni, in base alle esigenze del mercato e alle caratteristiche del leader del momento.
Il mio bisnonno era un precursore, mio nonno un grande imprenditore che lavorava con le migliori famiglie del territorio, alle quali ha costruito aziende e case, mio padre un’artista prestato all’edilizia, che ha portato in azienda la cultura “del bello” e della ricerca.
Noi invece, che rappresentiamo la quarta generazione, siamo più indirizzati verso un’edilizia di nicchia, “sartoriale”, dove ogni appartamento, anche il più piccolo, “viene cucito su misura” ad ogni cliente.

Quali sono le regole che stanno alla base dell’inserimento dei membri della famiglia nella vostra azienda?
La regola per entrare in azienda è semplicemente quella di nutrire passione per il nostro lavoro. Le proprie doti caratteriali e personali hanno poi contribuito a dare a ciascuno un proprio differente ruolo all’interno dello staff.
Io sono stata la prima ad entrare nell’impresa di famiglia; all’inizio operavo nell’ambito della progettazione, poi sono passata ad occuparmi dei cantieri, soprattutto di restauro, ed ora della gestione generale. Poi è entrato mio fratello Massimiliano, che segue i cantieri, una società di tensostrutture e le vendite.
Mio cugino William è commercialista e in azienda, si occupa dell’amministrazione, mia cugina Elena, invece, che è architetto, opera nell’ufficio dedicato alla progettazione e agli aspetti tecnici.
Ognuno di noi ha trovato in azienda il suo ruolo, a nessuno è stato imposta in alcun modo una mansione  particolare e questo è palesato dal fatto che in azienda sia la nuova generazione di donne a ricoprire ruoli più tecnici rispetto agli uomini.
Massi è un bel ragazzo, affabile, sorridente, molto bravo nel “face to face”, è rassicurante e di sicuro un ottimo venditore.
Elena è curiosa, la “signora-perché”, puntigliosa, passa le vacanze e i giorni liberi a vedere architetture, fare fotografie anche di particolari tecnici, sicuramente perfetta per l’ufficio progettazione.
William è preciso, con una memoria infallibile, ricorda i particolari, pensa “economicamente”, ricorda i centesimi dei tassi di tutte le banche…una sicurezza per l’amministrazione.
Io sono quella diplomatica (apparentemente), che deve sempre cercare una soluzione per qualsiasi cosa, che cerca di dare una regola organizzativa anche se rende di più nella bagarre e nei “last minute”.

Simona nota è la sua grande passione per l’arte; come è nata e come la coltiva?
La mia passione per l’arte è nata solo ed esclusivamente grazie a mio padre, che è un noto collezionista di arte contemporanea.
Sono cresciuta in mezzo ad artisti e abituata a osservare, scoprire ed apprezzare opere d’arte, a partire dalle mura domestiche; mi sarebbe difficile il contrario, ovvero non amarle!
Le mie vacanze da bambina erano lunghe gite in tour per l’Italia, volte a visitare Musei e Chiese!
Ora la passione è diventata anche un lavoro in quanto mio padre, insieme alla moglie di Fausto Radici (il famoso sciatore), ha creato un Museo di Arte Contemporanea che raccoglie le collezioni delle due famiglie.
Io mi occupo della gestione del Museo e dell’organizzazione di eventi all’interno dello stesso.

La decisione di costruire una fondazione artistica nasce, oltre che dalla passione per l’arte, anche per un desiderio di continuità dell’attività familiare?
Assolutamente si. Credo sia un peccato perdere quanto costruito negli anni dalla nostra famiglia. Alla base c’è però una forte voglia di mecenatismo, che è quella che ha spinto mio padre a creare il Museo in un paese della provincia di Bergamo, per portare l’arte contemporanea, in modo inusuale, alla portata di tutti.
L’idea di lasciare che chiunque lo desideri, possa affittare lo spazio del Museo, per esempio, per una cena o una convention, in cui si ha la possibilità di trovarsi seduti davanti ad un Cattelan o a un Duchamp, rende un po’ più “umano” (o forse dovrei dire normale) l’approccio ad un’arte considerata ancora stravagante e di difficile comprensione.

Qual è il valore aggiunto che le donne possono portare nelle aziende, anche alla luce di quanto recentemente comunicato dal Ministro Fornero?
Oggi in Italia, le donne presenti nei board delle società quotate rappresentano solo l’8%, ma le cose sono destinate a cambiare. L’iniziativa trasversale infatti, promossa dal Governo Monti, porterà la quota delle donne nei board delle società quotate al 30%, pena la loro decadenza.
L’Italia punta a coprire queste quote sulla base delle competenze e del merito; le donne nei board possono promuovere un notevole miglioramento sia per la performance delle stesse società sia per l’economia in senso lato.

Premetto che non mi piacciono queste soluzioni “rosa” anche se posso capire che sia l’unico modo per cominciare a spingere le donne nei board delle società quotate.
Non mi piace il fatto che una donna venga cooptata in quanto tale e non per le sue peculiarità, preferirei una “lotta alla pari”. Personalmente, se fosse stato così per me, mi sarebbe rimasto sempre il dubbio di essere stata scelta non per le mie capacità, ma per evitare lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione!
Quando sono stata nominata Presidente Nazionale dei Giovani Ance, prima di accettare tale carica, mi sono chiesta più volte se la scelta ricadesse su di me, perché era il periodo in cui era “di moda” una donna al vertice o per altro.
Alla fine, assumendo l’incarico, ho preteso che ci fossero altre due donne con me in Presidenza e questa si è rivelata una grandiosa decisione. Le donne, infatti, sono grandi lavoratrici, che rispettano il proprio ruolo ed incarico, si documentano, sono solidali nei momenti difficili e sanno mediare…anche se con il pugno di ferro.
Mi piace molto lavorare con le donne, quelle toste ma sempre allegre, che sanno gestire con incredibili doti camaleontiche l’asilo del bambino e l’amministratore delegato di una grande azienda.
Sono convinta che la presenza femminile farebbe molto bene ai vertici di qualsiasi istituzione, istituto o azienda che sia, proprio così come l’hanno fatto per anni tanti uomini, non demonizziamo tutto!
L’unica cosa veramente importante è che vengano creati i presupposti per permettere in modo paritario che chiunque meriti, uomo o donna che sia, possa arrivare a ricoprire qualsiasi carica e…che vinca il migliore!