LETTURE. “Tunisi, taxi di sola andata”: Giovedì 19 aprile dalle ore 18.30 – Milano Libri


Golf People Club Magazine ha partecipato Giovedì 19 Aprile 2012, quale ospite invitato personalmente da Laura Silvia Battaglia, giornalista del quotidiano Avvenire e da Franco Iseppi presidente Touring Club Italia, alla presentazione ufficiale del volume romanzo-verità, tra narrazione e reportage, che parla in presa diretta della rivoluzione tunisina con interviste ai protagonisti della rivoltaintitolato intitolato ” Tunisi, Taxi di Sola Andata” scritto da Ilaria Guidantoni, con la prefazione di Mourad Ben Cheikh, regista e l’introduzione di Matteo Mecacci, responsabile Democrazia e Diritti Umani OSCE.
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Tunisi, taxi di sola andata
di Ilaria Guidantoni


Ho conosciuto Tunisi per un fatto personale, emozionale, per un incontro legato alla casualità come accade spesso nella vita. E’ stato un amore a prima vista, non superficiale ma parziale. Ho guardato a questo paese per il volto esterno, da occidentale in vacanza, anche se con sincera curiosità.
E’ un aspetto reale, accogliente ma non esaustivo e soprattutto è il volto patinato sotto il quale si è nascosto per 23 anni un regime.
La Tunisia è familiare, disponibile al turista, anche per ché non avendo risorse naturali, se non un artigianato di gusto e buona qualità, ha sbilanciato la propria economia sull’accoglienza turistica. Sotto Ben Alì è stato privilegiato il nord, i luoghi ad usum degli europei, le località balneari, il turismo golfistico: quello dei villaggi all inclusive da una parte; quello dei resort esclusivi ma molto competitivi in fatto di prezzi e servizi. Inoltre la bandiera della laicità ha invogliato il grande pubblico in questa terra allegra. Piano piano la mia visione è cambiata ed è quello che racconto in un romanzo verità, com’è stato definito, attraverso il personaggio di Sophie, una giovane donna francese di origine italiana che dopo la rivoluzione torna in Tunisia, con l’escamotage narrativo di cercare un uomo, di fatto per capire realmente che cosa stia accadendo. Dal libro si evince che da qualche anno la situazione si stava deteriorando sempre di più e i racconti dei personaggi che la protagonista incontra lo dimostrano.
Il libro si snoda come un viaggio lungo una settimana, dove la meta è di volta in volta decisa dagli incontri.
Sotto mentite spoglie – quella della reporter, Sophie si aggira nella capitale tunisina, a bordo dei taxi per capire il non detto del fermento del Paese, nato dall’esperienza di tre anni vissuti tra Roma e Tunisi.
La prospettiva è quella dei tassisti, coprotagonisti del racconto. Com’è nata l’idea? I tassisti sono in generale il primo contatto con un Paese, soprattutto in Tunisia dove, costando poco e trovandoli per strada a tutte le ore senza doverli aspettare, se ne prendono molti e non solo: i tassisti conoscono tutte le fasce sociali, se si pensa che non è raro vedere una donna del popolo scendere dal taxi per andare al mercato. Al mio primo arrivo a Tunisi un amico dell’Ambasciata europea mi ha messa in guardia: “Non dare confidenza ai tassisti e non scoprirti. Nove su dieci sono spie del governo”. Non è un caso che nei giorni della rivoluzione i tassisti siano spariti dalla circolazione e poi, con il ripristino della ‘normalità’, si sono affacciati a questo mestiere anche i giovani, mentre prima del 14 gennaio 2011 il tassista era ‘un mestiere per vecchi’ e tuttora solo per uomini. La vicenda è ambientata nel cuore di agosto, periodo di Ramadan.
E’ il momento nel quale, passato l’entusiasmo della liberazione, si avvertono incertezze, miste a speranze, qualche disillusione e molta confusione. C’è però voglia di condividere e i tassisti sembrano d’un tratto diventati tutti rivoluzionari. Un cambiamento fin troppo prevedibile: alla fine del reportage, nei giorni seguenti le elezioni del 23 ottobre per la nomina dell’Assemblea Costituente, tanta laicità ha sposato sorprendentemente i valori tradizionali e identitari del partito religioso, EnnahDa, vincitore della prima competizione democratica. Sono sempre gli stessi passati, dall’RCD di Ben Ali, alle barricate, quindi ad EnnahDa: chissà chi per paura, chi per convenienza, e chi per convinzione, specchio di una Tunisia media pronta a dire sì alla guida del momento. Sempre loquaci e curiosi, un po’ troppo confidenziali, i tassisti fanno meno domande per capire chi hanno a bordo e raccontano maggiormente chi sono e quello in cui credono. C’è da stare in guardia comunque. I consigli per l’uso sono banali ma essenziali per la propria sicurezza e per non pagare il doppio della tariffa: parlare correntemente francese, masticare qualche parola di arabo, meglio se tunisino, dicendo che più o meno si vive lì.
Non conviene – e chi è del mestiere lo sa bene – svelarsi come giornalista; meglio dichiararsi scrittori e dire che si è ispirati da un Paese che merita davvero di essere conosciuto meglio. I tassisti sono un canale di conoscenza non solo politico-sociale ma anche a livello turistico e culturale del Paese, ben più informati dei nostri e soprattutto molto contenti di condividere la vita locale.
Per chi ama la musica, in particolare, viaggiare a bordo di queste carcasse sonore è una fonte inesauribile di stimoli. In generale il taxi è una piccola casa dalle pareti trasparenti: si colgono le abitudini (perché si mangia e si beve all’interno), le loro convinzioni, essendo eventualmente appesi i loro rosari, e la mentalità: in estate i più anziani, per coprire la trasparenza della tradizionale joubbah, mettono un asciugamano sulle gambe.
Dal taxi si vede la situazione di crisi economica del Paese, già precedente alla rivoluzione, esasperata poi dalla situazione di interregno; però all’interno delle macchine si coglie più forte la determinazione a rimboccarsi le maniche con la convinzione di potercela fare, segnale di un Paese giovane nell’anima.
D’altra parte il tassista a Tunisi è un mestiere di successo che non ha conosciuto crisi neppure nei giorni bui.