EU17: -0,1% vendite al dettaglio in febbraio, -2,1% su anno
L’Eurostat comunica che su base mensile, a febbraio le vendite al dettaglio a volume sono calate dell’1% nell’area euro (EU17) e dello 0,4 nell’EU27. A gennaio erano salite rispettivamente dell’1,1% e dello 0,9%. Su base annua, a febbraio l’indice delle vendite è sceso del 2,1% nell’EU17 e dell’1,1% nell’EU27.
Entrando nei dettagli, il comparto “alimentari, bibite e tabacco” ha registrato un aumento a volume delle vendite dello 0,6% nell’EU17 e dello 0,4% nell’EU27. Il settore non alimentare è rimasto stabile nell’area euro ed è sceso dello 0,3% nell’EU27. Tra gli Stati membri i cui dati sono già disponibili, le vendite totali sono calate in 10 Paesi e salite in 11. Su base mensile, i cali più imoprtantii sono stati registrati in Slovenia (-5%), Polonia (-2,7%) e Romania (-2,5%), mentre gli aumenti maggiori sono quelli di Malta (+4,7%), Lussemburgo (+2,2%) e Danimarca (+1,9%)
Su base tendenziale, le vendite di alimentari, bibite e tabacco sono calate dell’1% nell’eurozona e dello 0,3% nell’Eu27. Il settore “non alimentare” ha subito un calo dell’1,6% e dello 0,2% rispettivamente. Tra gli Stati membri per cui i dati sono disponibili, le vendite al dettaglio totali sono calate in 8 Paesi e aumentate in 13. I cali maggiori sono quelli di Portogallo (-9,6%), Bulgaria (-6,4%) e Spagna (-6,2%), mentre gli aumenti piu’ importanti sono quelli di Estonia (+14,8%), Lettonia (+10%) e Danimarca (+8,1%).
Il rapporto deficit/Pil scende al 3,8%
Arrivano buone notizie dall’ISTAT sul fronte di conti pubblici. Nel quarto trimestre 2011 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche (dati grezzi) è stato pari al 2,8% del Prodotto interno lordo (Pil), -1,4% su anno. Complessivamente, nell’anno 2011 si è registrato un rapporto tra indebitamento netto e Pil pari al 3,8%, -0,7 punti percentuali sul 2010 (4,5%).
Nel quarto trimestre 2011 il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo e pari a 10.483 milioni di euro. L’incidenza sul Pil è stata del 2,6%. Il saldo corrente (risparmio) è stato pari a -3.970 milioni di euro (era stato -1.018 milioni di euro nel corrispondente trimestre dell’anno precedente), con un’incidenza negativa sul Pil dell’1,0%. L’Istat ha spiegato che il dato sull’indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche nel 2011, differisce da quello calcolato ai fini della Notifica dei parametri di Maastricht per il diverso trattamento delle operazioni di swap. Il dato comprensivo degli swap, diffuso a marzo scorso, collocava al 3,9% il rapporto deficit/Pil nel 2011: questo significa che i maggiori interessi legati alle operazioni sui derivati hanno inciso sul debito pubblico italiano per circa due miliardi di euro.
Nel quarto trimestre 2011 le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,2%. Le uscite correnti sono aumentate dell’1,8%, mentre quelle in conto capitale sono diminuite del 19,8%. Le entrate totali nel quarto trimestre del 2011 sono cresciute, in termini tendenziali, del 2,9%. Le entrate correnti sono aumentate dello 0,4%. Nell’anno 2011 le uscite totali sono aumentate dello 0,5%, mostrando un’incidenza sul Pil del 49,9% (50,5% nel corrispondente periodo del 2010). Nell’anno 2011, le entrate totali sono aumentate dell’1,9%, mostrando un’incidenza sul Pil del 46,1% (46,0% nel 2010).
ASSEMBLEA ANNUALE ASSORETI
NEL 2011 LA RACCOLTA NETTA DELLE RETI E’ POSITIVA PER 10,7 MILIARDI
Nonostante le difficoltà economiche e finanziarie dell’ultimo anno, le reti continuano a raccogliere nuovo risparmio. Cresce al 32,5% la quota delle reti sul patrimonio complessivamente investito in Italia in OICR aperti (Organismi d’Investimento Collettivo del Risparmio). Privilegiato l’investimento in fondi di diritto estero.
Le reti di promotori finanziari consolidano il proprio ruolo di guida nelle scelte d’investimento degli italiani e confermano la propria capacità, anche in contesti congiunturali sfavorevoli, nel sostenere la domanda sul mercato del risparmio.
In un anno caratterizzato in Italia da una forte flessione dell’investimento in OICR, gestioni patrimoniali e prodotti assicurativi, la raccolta netta delle reti, positiva per 10,7 miliardi, è derivata dalla capacità di integrare efficientemente l’offerta di prodotti e servizi di risparmio gestito (2,9 miliardi di euro) con quelli del risparmio amministrato (7,8 miliardi).
E’ quanto emerge dal resoconto dell’attività nel 2011 delle 42 imprese associate, presentata in occasione dell’assemblea annuale, tenutasi oggi a Milano, dell’ASSORETI, l’associazione delle società d’intermediazione mobiliare e delle banche che collocano prodotti finanziari, bancari e assicurativi attraverso reti di promotori finanziari.
Prevale la raccolta sui prodotti e servizi «di terzi»
Nel risparmio gestito, i prodotti e servizi di società terze (rispetto al gruppo di appartenenza della rete) hanno prevalso nell’attività di consulenza, confermando uno spiccato orientamento del settore all’assunzione di architettura aperta nei modelli distributivi.
Nel quinquennio 2007-2011, il 77% della raccolta netta in OICR ha coinvolto prodotti esterni al gruppo (19,8 miliardi) contro il 23% (5,9 miliardi) destinato a fondi propri, con un maggiore bilanciamento nell’ultimo anno.
Negli ultimi cinque anni le scelte dei risparmiatori hanno privilegiato i fondi domiciliati fuori dai confini nazionali, con una raccolta netta di 38,2 miliardi, a fronte di uscite nette dagli OICR italiani per quasi 20 miliardi. Tendenza confermata nel 2011, con investimenti netti positivi solo sugli OICR esteri tradizionali (3,3 miliardi di euro) e sui fondi di fondi (2,8 miliardi di euro).
Nel 2011, il contributo delle reti al mercato italiano degli OICR aperti è stato positivo per 3,5 miliardi; quello degli altri canali (principalmente sportelli bancari) è negativo per 36,8 miliardi. Nell’ultimo quinquennio la raccolta netta delle reti derivante da OICR è stata positiva per 18,8 miliardi contro il deflusso di risorse per 243,2 miliardi degli altri canali distributivi.
Il patrimonio in OICR raggiunge il 32,5% del mercato
Il patrimonio complessivo di pertinenza delle reti ammonta a 231,2 miliardi, in flessione rispetto al 2010 (235,5 miliardi) per effetto delle performance negative attribuibili alla crisi dei principali mercati finanziari, ma superiore ai volumi di fine 2009 (229,8 miliardi).
La maggiore capacità delle reti nel sostenere la domanda di OICR ha determinato l’aumento della propria quota di mercato. Al 31 dicembre, il valore delle posizioni in fondi comuni d’investimento aperti e Sicav, riconducibili alle reti, era pari 136 miliardi, corrispondenti al 32,5% (rispetto al 31,2% nel 2010) del patrimonio complessivo investito in OICR in Italia (419 miliardi).
Il ruolo delle reti cresce anche nel più ampio mercato del risparmio gestito (comprensivo di gestioni inpiduali, prodotti assicurativi vita e prodotti previdenziali ), con una quota pari al 15,9% del patrimonio complessivo (circa 1.000 miliardi), rispetto al 14,6% del 2007.
Stabile il portafoglio per promotore finanziario
Il consolidamento del settore è proseguito anche nel 2011 portando a 169 il numero medio dei clienti primi intestatari di contratti per promotore finanziario (contro i 164 del 2010) e a 11,1 milioni il portafoglio medio (stabile rispetto agli 11 milioni del 2010 ma in aumento di 2,6 milioni rispetto agli 8,5 del 2007).
ORGANI SOCIALI BIENNIO 2012-2014
Nel corso dell’odierna Assemblea ordinaria dell’Assoreti sono stati rinnovati, tra l’altro, gli Organi sociali per il biennio 2012-2014. Presidente dell’Associazione è stato confermato Antonio Spallanzani; Vice Presidenti sono Matteo Colafrancesco (Banca Fideuram) ed Ennio Doris (Banca Mediolanum). Gli altri membri eletti in seno al Comitato Direttivo sono Ettore Betti (Sanpaolo Invest Sim), Giacomo Campora (Allianz Bank Financial Advisors), Cesare Colombi (UBI Banca Private Investment), Lucio De Rocco (Banca IPIBI Financial Advisory – Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni – Veneto Banca), Armando Escalona (Finanza & Futuro Banca), Alessandro Foti (FinecoBank), Aldo Messa (Azimut Consulenza Sim – AZ Investimenti Sim – Apogeo Consulting Sim), Piermario Motta (Banca Generali), Nicola Onorati (Banca Monte dei Paschi di Siena), Ferdinando Rebecchi (Banca Euromobiliare – Credito Emiliano). Per il Collegio dei Revisori sono stati eletti Massimo Luviè (Banca Reale), in qualità di Presidente; Lucio di Gaetano (Banca Network Investimenti) e Leonardo Leuci (Banca Patrimoni Sella & C.), in qualità di membri effettivi; Marcella Di Diodoro (Unipol Banca) e Peter Mayr (Alto Adige Banca), in qualità di membri supplenti.
Inoltre, sono stati confermati membri del Giurì d’Onore, il Prof. Avv. Guido Alpa, il Prof. Avv. Carlo Angelici, il Prof. Avv. Filippo Annunziata, il Prof. Avv. Diego Corapi, il Prof. Avv. Renzo Costi, il Dott. Roberto Cusmai, l’Avv. Andrea Galante, il Prof. Avv. Giovanni Iudica, il Prof. Avv. Raffaele Lener, il Prof. Avv. Piergaetano Marchetti, il Prof. Marco Onado, l’Avv. Renzo Ristuccia.
SCENARIO MACROECONOMICO
La Bce ancora una volta non discute sui tassi e lascia inalterato il costo del denaro all’1%. Draghi conferma che l’attuale outlook è influenzato da rischi al ribasso sulla crescita, mentre l’inflazione rimane sottocontrollo e
ancorata nel medio termine, ma non tornerà al di sotto del 2% prima dell’inizio del 2013 a causa delle persistenti tensioni sui prezzi delle commodity; il credito al settore privato resta frenato. Qualsiasi exit strategy, data la debole condizione dell’economia in Area Euro risulta pertanto, secondo il presidente della Bce, prematura. Dopo la seconda operazione LTRO a 3Y, i cui effetti dovranno essere ancora adeguatamente analizzati, il necessario afflusso di liquidità al sistema appare assicurato, pertanto spetta adesso ai Governi e agli altri attori, banche comprese, andare avanti con le riforme strutturali ed il rigore sui bilanci.
– Negli USA si consolida la ripresa economica (confermato al 3% t/t annualizzato il Pil nel IV Q) anche se ad un ritmo definito dalla Fed “moderato”. I dati produttivi di febbraio confortano, il mercato immobiliare recupera, con le compravendite che iniziano a beneficiare del crollo dei prezzi degli edifici, le tensioni occupazionali cominciano, seppur lentamente, a ricomporsi e l’inflazione si mantiene stabile. Ferve inoltre il dibattito su un nuovo possibile piano di allentamento quantitativo: Bernanke si dichiara pronto ad intervenire per sostenere l’economia e soprattutto un mercato del lavoro in cui la disoccupazione si attesta comunque all’8,3%; ma la recente pubblicazione delle minute del FOMC sembra allontanare tale eventualità a meno di nuove ricadute della crescita. I prossimi mesi saranno decisivi per capire l’entità del recupero statunitense e le possibili indicazioni della Fed.
– In Area euro, la prima flessione congiunturale della crescita dal 2009 (-0,3% t/t nel IV trim. 2011) apre le porte di una mild recession, complice la frenata della locomotiva tedesca (in Germania il Pmi manifatturiero a marzo torna sotto i 50 punti) e le difficoltà dei periferici. Consumi stagnanti e disoccupazione al 10,8% contribuiscono a delineare il quadro, mentre l’inflazione decelera lentamente portandosi al 2,6% a/a a marzo. Ma il principale fattore d’incertezza rimane la crisi del debito: il nuovo piano di salvataggio di Atene ed il potenziamento ad €800Mld del complesso di firewall anti crisi non hanno rassicurato definitivamente i mercati che tornano a temere possibili effetti contagio all’interno dell’Unione e si concentrano in particolare sulla tenuta dei conti pubblici spagnoli (negativo l’esito dell’ultimo collocamento di titoli iberici). Le possibilità di ripresa economica, di cui si intravedono i segnali, dipenderanno inevitabilmente dall’efficace contenimento della crisi.
– L’Italia affronta una recessione (-0,4% a/a il Pil nel IV trimestre) che potrebbe persistere per l’intero 2012, secondo il Ministro dello Sviluppo Economico. La pesante flessione a gennaio di produzione, ordini e fatturato e la difficile situazione del mercato dell’auto, evidenziano la contrazione in atto; tuttavia gli indicatori anticipatori di marzo, in lieve recupero, lasciano ipotizzare un possibile superamento della fase recessiva più acuta a partire dal II trimestre dell’anno. Molto dipenderà dalla probabile riforma di un mercato del lavoro, dove la disoccupazione tocca nuovi record ed un giovane su tre non ha un’occupazione. Un’inflazione ancora elevata e che potrebbe continuare a mordere nei prossimi mesi in scia al trend al rialzo delle sottocomponenti relative ai trasporti e all’abitazione, oltre a consumi stagnanti contribuiscono ad alimentare l’incertezza. In un clima di acceso dibattito tra le forze politiche e di agitazione delle parti sociali, il Governo è impegnato a rilanciare la crescita e fugare le perplessità dei mercati che tornano a mostrare segnali di nervosismo: lo spread italiano si riporta infatti sopra i 350 punti.
– Come ampiamente previsto dagli analisti, il consiglio direttivo ha lasciato invariato il tasso di riferimento all’1%, senza discutere nell’odierna riunione del board, alcun intervento sul costo del denaro. In conferenza stampa, Draghi ha confermato che notevoli downside risk per la crescita prevalgono per lo scenario futuro, a causa soprattutto delle persistenti tensioni sul mercato del debito europeo e possibili nuovi rialzi dei prezzi delle commodity; l’attività economica sembra essersi stabilizzata su livelli bassi nei primi mesi dell’anno, ed una ripresa è attesa nel corso del 2012, ma ad un ritmo molto graduale. A causa del recente rialzo del prezzo del petrolio e delle imposte indirette l’inflazione è prevista rimanere al di sopra del 2% nel corso dell’anno per poi tornare in prossimità ma sotto il 2% nel 2013. Comunque in uno scenario di crescita modesta le aspettative d’inflazione nel medio termine rimangono ben ancorate e le pressioni sui prezzi limitate. L’ipotesi di tassi di riferimento fissi all’1% per l’intero 2012, risulta quindi più che plausibile. L’espansione monetaria continua ad essere moderata, nonostante segnali di recupero nei primi mesi dell’anno.
– Sollecitato sull’efficacia delle recenti operazioni LTRO a tre anni, Draghi ha sottolineato come il pieno effetto dei recenti finanziamenti straordinari condotti dalla Bce non possa ancora essere valutato, ma che comunque le operazioni hanno garantito la necessaria liquidità al sistema. Il numero uno dell’Eurotower, ha comunque precisato che tutte le misure non convenzionali sono temporanee e che adesso spetta ai Governi e agli altri attori, banche comprese, andare avanti con le riforme strutturali ed il rigore sui bilanci; in tale ottica Draghi legge il parziale insuccesso dell’ultimo collocamento di bond spagnoli, come un segnale dell’elevata attenzione dei mercati ai “fondamentali”.
– Sollecitato sulla tematica di un eventuale exit strategy, dopo le recenti pressioni della Germania che chiede alla BCE di affrontare in tempi brevi un piano di rientro dalle misure straordinarie di liquidità, Draghi ha sottolineato come ogni discussione in materia sia prematura.
– La Bank of England dovrebbe confermare il proprio piano di allentamento quantitativo a £325Mld, ed il costo del denaro al 0,5%.
Cosa scontano i mercati sulle prossime mosse di FED e BCE
– Dopo l’intervento odierno di Draghi le attese sui tassi impliciti dei contratti euribor rimangono sostanzialmente invariate rispetto ad un mese fa. Il mercato sconta tassi euribor al di sotto dell’1% nel prossimo biennio, ipotesi che dovrebbe realizzarsi semplicemente per effetto delle recenti manovre straordinarie di rifinanziamento a tre anni; data la debolezza della ripresa economica in area Euro, rialzi del costo del denaro sembrano alquanto improbabili nel breve –medio periodo.
– Poco mossa anche la curva dei tassi Libor Usa, lungo tutte le scadenze fino al 2013. Il recente consolidamento della crescita statunitense spinge tuttavia i mercati a considerare un possibile anticipo dell’inizio dell’exit strategy da parte della Fed, con la curva in rialzo a partire dal 2014, sebbene Bernanke abbia preannunciato tassi fermi almeno fino a tutto il 2014.
Usa
– In USA continuano i segnali di ripresa, con il Pil che nel 4Q è confermato al 3% t/t annualizzato, dall’1,8% del trim. precedente. La Fed appare moderatamente confident sulla tenuta dell’economia domestica, con una crescita che viene vista “moderata” ed una disoccupazione in lento ma graduale rallentamento. I dati produttivi di febbraio confermano il consolidamento con gli ordini di fabbrica e quelli di beni durevoli in progresso rispettivamente del 9% e del 17,7% a/a; anche la produzione, seppur al palo su base congiunturale, avanza del 4% a/a. La pubblicazione delle minute del FOMC stempera le aspettative di un nuovo imminente piano di allentamento quantitativo, alimentate dalle recenti dichiarazioni di Bernanke. Per la Fed “un nuovo QE sarebbe auspicabile solo in caso di ricadute della crescita o eccessivo raffreddamento dei prezzi” ma il Chairman sottolinea la possibilità di repentini interventi dell’Autorità se necessario. L’andamento contrastato dei leading indicators di marzo (Pmi Chicago, Fed Dallas in calo; Ism manifatturiero, Philadelphia Fed, Manifattura New York in rialzo) prefigura difatti ancora incertezza. Tenuta del mercato del lavoro, redditività delle banche, evoluzione possibile della crisi del debito in Europa e gestione dell’elevato indebitamento federale, rimangono fattori con cui dovrà confrontarsi la crescita. Nelle primarie repubblicane Romney sembra prevalere su Santorum nella sfida ad Obama per le presidenziali.
– Recuperano le vendite al dettaglio che a febbraio avanzano dell’1,1% m/m (+6,5% a/a); in calo la fiducia dei consumatori di marzo, mentre quella rilevata dall’Università del Michigan migliora nello stesso mese. A febbraio, balzo della spesa personale (+0,8% m/m da 0,4%), mentre risulta più modesto il progresso del reddito personale (0,2% m/m come a gennaio).
– Sul mercato immobiliare a febbraio si conferma il trend di recupero in atto: avanzano infatti le vendite di case nuove (+11,4% a/a) quelle di case esistenti (+8,8%a/a) e di case in corso (+13,9% a/a); balzano i permessi edilizi (+33,9% a/a). Il crollo dei prezzi degli immobili (a gennaio l’indice S&P/Case-Shiller Composite-20 perde il 3,78% a/a) sembra impattare positivamente sul comparto; tuttavia flette la spesa edilizia (-1,1 m/m a febbraio).
-Segnali di miglioramento anche dal mercato del lavoro, con i nuovi sussidi settimanali (359mila unità) ancora in diminuzione e il tasso di disoccupazione atteso stabile all’8,3% anche a marzo; nello stesso mese decelerano meno delle attese il numero di occupati rilevati dall’ADP. A febbraio, stabile al 2,9% a/a l’inflazione, mentre continuano a rallentare i prezzi alla produzione (3,3% a/a da 4,1%).
Area Euro
– La prima flessione congiunturale dal 2009 del Pil dell’Area Euro (-0,3% t/t nel 4Q) evidenzia la delicata situazione economica europea alla prese con una mild recession. Al livello produttivo a gennaio sia la produzione che gli ordini industriali mostrano decise flessioni (-1,2% a/a e -3,3% a/a rispettivamente). Preoccupa la frenata della Germania, evidenziata dal pesante calo degli ordini (-6,1% a febbraio), dalla caduta sotto quota 50 punti del Pmi manifatturiero domestico e dal raffreddamento dell’export tedesco, assieme alla recessione sperimentata dai paesi periferici. Contrastati i leading indicators di marzo: se da un lato i Pmi continuano a segnalare contrazione, dall’altro lo Zew e l’Ifo tedesco (saliti rispettivamente a 11 e 109,8 punti) prefigurano un possibile recupero produttivo. Ma il principale fattore di incertezza rimane la crisi del debito: il nuovo piano di salvataggio da €130Mld accordato ad Atene una volta raggiunto l’accordo di swap sul debito ellenico (l’adesione non è stata comunque totalitaria e si tratta ancora con i non aderenti) e l’intesa raggiunta al recente Ecofin sul potenziamento della rete di firewall anticrisi (Esm + EFSF + prestiti bilaterali + Efsm, il primo piano di aiuti attivato dall’UE) ad 800Mld di euro (meno dei €1000Mld caldeggiati dall’Ocse), hanno solo parzialmente alleggerito le tensioni. Preoccupa la salute dei conti pubblici spagnoli: il debito pubblico di Madrid salirà nel 2012 dal 68,5% al 79,9% del Pil ed il Governo ha recentemente annunciato una manovra restrittiva da €27Mld per raggiungere gli obiettivi di bilancio stabiliti.
Intanto Moody’s conferma ad A3 con outlook negativo il rating della Spagna, Fitch ritiene ancora effettivo il rischio di default ellenico disordinato ed alcuni operatori ipotizzano la necessità di nuovi aiuti per Grecia, Portogallo e Irlanda. I differenziali di rendimento tra i titoli decennali dei periferici ed il bund tedesco hanno così reagito, tornando nuovamente ad allargarsi sui timori di contagio. La situazione di particolare incertezza in Area euro si riflette anche sulle economie limitrofe con Fitch che rivede da stabile a negativo l’outlook dell’Inghilterra fissando al 50% la probabilità di una perdita della AAA entro 2 anni. Nessun passo avanti inoltre a livello comunitario circa l’introduzione della Tobin tax sulle transazioni finanziarie.
– A febbraio le vendite continuano ad arretrare (-2,1% a/a da -1,1%); prosegue tuttavia il lento recupero della fiducia dei consumatori (a -19,1 punti a marzo dai -20,3 precedenti).
– Inflazione in decelerazione al 2,6% a/a a marzo, con gli analisti che si attendevano un raffreddamento più marcato; l’IPCA tedesco sembra avviarsi verso il target del 2%, mentre rimangono forti tensioni sui prezzi in Italia. Rallenta a febbraio il PPI (al 3,6% a/a dal 3,8%).
– Persistenti tensioni sul mercato del lavoro, con la disoccupazione che sale al 10,8% a febbraio (dal 10,7% precedente). Sempre a febbraio cresce la massa monetaria M3 (2,8% a/a da 2,5%). In deficit la bilancia commerciale a gennaio (€7,6Mld).
Italia
– L’Italia registra nel IV trimestre del 2011 una contrazione del Pil dello 0,4% a/a dal +0,4% precedente, con contributo negativo di tutte le componenti salvo quello della domanda estera netta. La crescita si ferma così, secondo Istat, allo 0,5% nel 2011, mentre il Ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera lancia l’allarme per una recessione che durerà per l’intero 2012. L’Agenzia Fitch stima una contrazione dell’1,6% per il Pil italiano nel 2012, mentre l’Ocse prevede una flessione dell’1,6% t/t annualizzato nel Q1 e dello 0,1% nel Q2. Confermano la tendenza in atto i dati produttivi di gennaio: si registrano pesanti cali tendenziali sia per la produzione (-5% a/a per la wda) sia per gli ordini industriali (-5,6%) che per il fatturato (-4,4%). Sempre critica la situazione del mercato dell’auto (-26,7% a marzo). Tuttavia gli indicatori anticipatori di marzo indicano un lieve recupero, lasciando ipotizzare un possibile superamento della fase recessiva più acuta: il PMI manifatturiero sale infatti a 47,9 p. (ancora lontano dalla soglia dei 50 punti) e la fiducia delle imprese avanza a 92,1 punti; in particolare le attese sulla produzione avanzano nel Centro Italia e nel Nord Est, mentre rimangono invariate nelle altre aree. Nel frattempo, mentre è in approvazione il decreto sulle semplificazioni, si discute sulla riforma del mercato del lavoro annunciata da Monti, che sembra poter riscuotere l’appoggio delle forze politiche. L’accesa discussione sull’azione di Governo ed il dibattito sociale assieme ai rinnovati timori per la crisi del debito, hanno riportato lo spread Btp10Y-Bund nuovamente sopra i 350 pb. S&P’s ricorda che l’Italia può rappresentare il maggior fattore di rischio per l’Eurozona, e desta preoccupazione un documento riservato rivelato dal Financial Times secondo cui gli obiettivi di bilancio sin qui raggiunti dal Bel Paese potrebbero non essere sufficienti, rendendo necessarie nuove manovre correttive; l’Esecutivo ha seccamente smentito ulteriori interventi.
– Ancora negative le vendite al dettaglio, che tuttavia registrano un calo più contenuto rispetto al passato (-0,8% a/a a gennaio da -3,7%); in recupero anche la fiducia dei consumatori a marzo (a 96,8 punti), ma ipotizzare un’inversione di tendenza dei consumi appare ancora azzardato.
– A marzo l’inflazione (Nic+tabacco), nella versione preliminare, si conferma stabile al 3,3% a/a; per quanto riguarda i prezzi dei carburanti la soglia psicologica dei 2 euro al litro sulla benzina verde si avvicina. In rialzo l’IPCA che sale al 3,8% a/a dal 3,4% precedente. A febbraio decelerano invece i prezzi alla produzione (3,2% a/a dal 3,5%).
– Tensioni crescenti sul mercato del lavoro: a febbraio nuovo record per la disoccupazione che sale al 9,3%, con quella giovanile al 31,9%.
L’inflazione italiana
– Si mantiene elevata l’inflazione italiana. A marzo il dato preliminare ha registrato un tendenziale in deciso aumento al 3,8% secondo l’indice IPCA armonizzato al livello europeo. Da un’analisi delle sottocomponenti emerge che le pressioni principali sui prezzi negli ultimi mesi sono giunte principalmente dalle sottocomponenti relative ai trasporti e all’abitazione che insieme pesano per il 25% del paniere. Entrambe le voci mostrano un trend al rialzo pressoché ininterrotto dal giugno 2011, con un’accelerazione più marcata nella parte finale dell’anno a seguito degli aggiustamenti conseguenti all’aumento dell’Iva. Gli aumenti dei prezzi delle benzine e delle tariffe di luce e gas si sono tradotte in incrementi medi di entrambe le sottocomponenti superiori al 7% su base tendenziale nel primo trimestre del 2012. Analizzando la serie storica, incrementi simili si erano realizzati nel 2008 quando, prima dell’arrivo della crisi
mondiale, le materie prime avevano raggiunto prezzi record, con il petrolio (WTI) che aveva forato i 140 $ al barile.
– Dato l’attuale livello del prezzo del greggio (WTI a 103 $/b) non escludiamo la possibilità di ulteriori rialzi dei prezzi dei carburanti. Le commodities, infatti, potrebbero risentire nei prossimi mesi dell’elevata liquidità messa in circolazione dalle politiche monetarie espansiva adottate sia dalla Fed e dalla Bce. L’Autorità per l’energia elettrica ed il gas ha inoltre aggiornato a partire dal mese di aprile i prezzi di energia elettrica (+5,8%) e gas (+1,8%) per le famiglie e piccole imprese. Le parole del viceministro all’Economia Grilli hanno inoltre confermato il rialzo dell’IVA al 23% da inizio ottobre.
– La corsa dei prezzi quindi potrebbe non essere finita. Sicuramente a causa di un effetto confronto particolarmente positivo, nei prossimi mesi si dovrebbe assistere ad un rallentamento dell’inflazione (a marzo tale effetto è stato parzialmente compensato dall’aumento dei prezzi delle sigarette), ma non ci attendiamo per il 2012 un’inflazione media troppo distante dal 3% annuo.