Mentre volteggi sopra Olbia, prima che il comandante imbocchi la pista di atterraggio, con lo sguardo puoi gustare tutti i toni di blu del fondale marino, apprezzare le spiagge bianche e rosee, e infine perderti nello smeraldo della macchia mediterranea.
Una volta atterrato e recuperato il bagaglio, in pochi minuti di trasferimento automobilistico, arrivi nel paradiso incontaminato di Puntaldia. Qui potrai immergerti in palmeti ed eleganti architetture rivestite di pietra a spacco.
Presso il Puntaldia Golf Resort hanno sede un golf club a 9 buche, interamente affacciato sul mare, un complesso residenziale ben integrato nell’ambiente di costa, una marina attrezzata per imbarcazioni di tutte le metrature e di ampio pescaggio, e infine il lussuoso hotel Due Lune. Quest’ultimo è davvero incantevole. Affacciato sul percorso da Golf, infatti da ogni sua camera è visibile il mare.
L’ingresso al Golf Club avviene per mezzo di un piccolo cancelletto in legno, sui campeggia la scritta: PUNTALDIA GOLF CLUB. Una volta che l’attrezzatura è pronta, basta incamminarsi verso il tee della buca 1, par4 di 253metri in leggera salita, e allo sguardo del golfista si apre un’incantevole vista mozzafiato sul mare. I toni di azzurro, verde e blu oltremare si amalgamano con il rosa delle rocce granitiche che dal putting green scendono verso la spiaggia di proprietà. Per chi ama puttare è un luogo da sogno dove sostare a lungo.
Pochi passi oltre si trova il battitore della buca n.1, si può raggiungere il green con il primo colpo, oppure piazzare palla in fairway con un ferro medio. Lo scenario è meraviglioso: palme a contornare il piccolo green protetto da bunker, rocce granitiche miste a vegetazione bassa sul lato sinistro della buca, facciate vetrate e di pietra rossa a spacco a delinearne il limite destro. Il vento qui soffia da tutte le direzioni, e cambia direttrice a seconda dell’ora della giornata in cui si gioca. Un velo si salsedine si appoggia al volto, rendendo le labbra salate, e affascinando ulteriormente il gioco. La mente già posiziona il primo colpo nelle buche della “memoria”, quelle per intenderci che si raccontano ad amici e golfistici. Giocare a Puntaldia lascia questa piacevole sensazione di impresa mista a tradizione.
L’erba è soffice, e i green sono tagliati leggermente più alti del normale, cosi da rispettare le direttive che la Guardia Forestale ha steso per tutelare la bellissima fascia costiera sarda.
La seconda buca è un difficile e delicato par3 di oltre 200metri. Si gioca leggermente dall’alto, ma il colpo a causa del vento sempre presente non è scontato.
Arriva poi un bel par4 di circa 300metri, dog leg destra sinistra. Si può decidere di tagliare la macchia mediterranea con un bel drive teso, per arrivare sotto green e avere la chance di un birdie, oppure giocare al centro del fairway un colpo più sicuro, circa all’altezza della quercia da sughero che segna l’angolo del dog leg sul lato destro della buca. Il secondo colpo è meraviglioso. Non si puó non restare entusiasti davanti a tanta bellezza naturale. Palme sullo sfondo, creste bianche delle onde che si infrangono dolcemente sugli scogli di riva, e una bandiera bianca e rossa che svetta fiera nel vento teso. I gabbiani sono inquilini assidui di questo green, tanto che all’arrivo della palla si alzano elegantemente in volo fluttuando nell’aria, fino a trovare il loro equilibrio naturale che gli permette di stare fermi immobili controvento.
Il percorso continua poi con due par3 di media difficoltà. Se il primo non è complesso, il secondo è incredibilmente bello e strategico. Il battitore degli uomini si trova a 152metri dall’asta, ma la difficoltà non è certo la distanza. Tra battitore e green ci sono 140 metri di macchia mediterranea e mare. Con il vento che soffia da est bisogna avere il coraggio di giocare un drow sopra l’acqua, per poi far rientrare la palla all’altezza del green. Se peró si esagera con l’effetto destra-sinistra si rischia di chiudere la palla in bunker, per poi giocare un up and down dalla sabbia per salvare il par.
Mentre lo sguardo si perde affascinato nella natura, con lenti passi ci trasferiamo alla buca successiva: 350 metri di par4 dai back tee. La buca è la signature hole del percorso.
Il lato sinistro è delimitato per una parte dal fuori limite, che poi gradualmente si trasforma in folto rough. Il lato destro è meraviglioso, incantevole, fantastico. Scegliete voi il superlativo che meglio rappresenti le vostre emozioni quando giocherete la buca. Un lungo periplo frastagliato di rocce granitiche parte dal fairway per gettarsi a mare, dove i flutti delle onde si infrangono con assidua frequenza.
Le palme contornano il green, sotto il quale si presentano numerosi banker pronti a raccogliere i colpi di approccio all’asta. Il primo colpo deve invece essere lungo e preciso, servono almeno 200metri di volo per arrivare al fairway. Per chi tende ad aprire il colpo a circa 180metri dal battitore si trovano due profondi bunker che accolgono le palle destinate poco oltre alla macchia mediterranea, oppure al dio Nettuno. Se si volesse paragonare questa buca ad un links scozzese se ne avrebbe tutta la ragione, ma nella memoria di ogni golfista questa buca ricorda sicuramente il percorso di Pebble Beach, in California.
Il par3 che segue è ugualmente spettacolare e difficile: 197metri di precisione e vento che soffia trasversalmente dal mare. La scenografia del luogo è meravigliosa, tanto che la prima volta che si gioca si è talmente affascinati dalla natura circostante da mettere a ragione, il gioco in secondo piano. Conclude il percorso un rettifilo di circa 180metri. Folto rought a sinistra, fichi d’india incastonati tra le rocce rosse, mentre l’isola di Tavolara maestosa si erge calcarea sullo sfondo.
Finito il giro la pelle è salata, il riso amaro, gli occhi lucidi, ma non si sa se a causa della salsedine portata dal vento o dalla commozione davanti a siffatta bellezza.
Musica consigliata: I tuoi occhi sono pieni di sale, Rino Gaetano, Ingresso libero, 1974,
Libro consigliato: Uberto Bonetti Futurista: viaggio in Sardegna, Paolo Piquereddu, Edizioni ISRE, 2009
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Architetto Andrea Alpini
Direttore Itinerari Culturali Golfistici Enogastronomici
Golf People Club House