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CAMBIANO I CONSUMI DI VINO NEI SUPERMERCATI: O IL PREZZO O LA QUALITA’

Due ricerche di mercato presentate oggi alla tavola rotonda di Veronafiere su vino e Grande Distribuzione – In aumento solo i vini a denominazione sopra i 5 euro, le bollicine italiane, e i vini a marca commerciale – Federdistribuzione: disponibili ad aumentare qualità e informazione

Verona, 26 marzo 2012 – La recessione ha messo la parola fine al fatidico rapporto qualità/prezzo negli acquisti di vino nei supermercati, nel senso che i consumatori privilegiano o il prezzo o la qualità. La novità viene evidenziata da ben due ricerche di mercato presentate oggi a Vinitaly: le scelte sono infatti influenzate maggiormente dalla finalità d’uso (vino da tavola per uso quotidiano, vino da regalare, vino per gli ospiti a cena), quindi il consumatore si orienta alternativamente sul fattore prezzo o sul fattore qualità. Non a caso le fasce di prezzo che fanno registrare una crescita nel 2011 sono due: quella bassa, sotto i 3 euro, e quella alta, sopra i 5 euro. L’altra novità è che i prezzi del vino nella Grande Distribuzione (Gdo) aumentano, sia per effetto del caro vita che della maggiore presenza in scaffale di vini “nobili”: si veda l’esempio del Brunello di Montalcino, le cui vendite sono aumentate del 14,8%, con un prezzo medio a bottiglia di 17,2 euro. Gli italiani, dunque, privilegiano sempre più il supermercato come luogo d’acquisto del vino (571 milioni di litri nel 2011), certamente per la sua convenienza, ma anche perché qui trovano un vasto assortimento di vino di qualità (320 milioni di litri di vini Doc, Docg, Igt acquistati nel 2011). Il 62,9% sceglie il supermercato per l’acquisto di vino, il 25% il produttore o la cantina, il 7,3% in Enoteca, il 5,1% in altri tipi di format (negozi, grossisti, vendita a domicilio e internet, agriturismo).

Il quadro complessivo è emerso dalla tavola rotonda odierna su vino e Grande distribuzione, organizzato a Vinitaly da Veronafiere, che da anni è impegnata ad analizzare le novità in questo canale di vendita con la tradizionale tavola rotonda (cui sono intervenuti Federdistribuzione, Unione Italiana Vini, Coop e Conad) e con l’evento B2B “Gdo Buyers’ Club” (cui hanno partecipato Carrefour, Pam, Billa, Despar, Unes, Interdis, Agorà, Sisa e Gruppo Sun).

Alla tavola rotonda, condotta da Luigi Rubinelli, Direttore di RetailWatch.it, sono state presentate le ricerche di SymphonyIRI Group sul mercato del vino nella Gdo e quella della sociologa delle tendenze alimentari Marilena Colussi, in collaborazione con CRA, sui comportamenti dei consumatori negli acquisti di vino (si veda il comunicato del 25 marzo), entrambe commissionate da Veronafiere.

Anche nel canale della Gdo la crisi si fa sentire, tanto che le vendite di vino confezionato nel suo complesso scendono dello 0,9% nel 2011 rispetto all’anno precedente: le uniche due fasce di prezzo a crescere sono quelle delle bottiglie da 75cl sotto i 3 euro, dello 0,6% a volume, e quella superiore ai 5 euro con un +11,1% a volume (vedi slide all’indirizzo https://business.veronafiere.eu/comunicati/doc/SlidesVinital26marzo2012.pdf).

“Complessivamente i volumi sono in calo e i valori in crescita, in linea con l’andamento dei consumi nel Paese – ha ribadito Virgilio Romano, curatore della indagine di SymphonyIRI Group – ed anche i dati dei primi due mesi del 2012 evidenziano un marcato incremento dei prezzi, anche se è difficile dire quanto tutto ciò si ripercuoterà sulle vendite, essendo il mercato del vino piuttosto atipico”.

Novità anche sui formati del vino: si accentua la flessione del bottiglione da un litro e mezzo, la bottiglia da 75cl è ormai regina del mercato, anche se il brick mantiene le posizioni, seppur sostenuto da forti promozioni. Le mezze misure si affacciano però anche nei supermercati, tanto che Luigi Rubinelli le ripropone per il futuro: “Una volta le unità di misura nelle trattorie erano: un quarto, mezzo litro e 1 litro. Perché non riproporle sia nell’horeca che nella Gdo? Sono le misure giuste per bere vino, anche responsabilmente”.

Le vendite in promozione sono aumentate (38% del totale nel 2011, mentre la percentuale nel 2010 era del 37% e si prevede arriverà al 39% nel 2012). Aumentano anche le vendite dei vini a marca commerciale, cioè prodotte dalla catena distributrice, seppur con etichette di fantasia, che raggiungono i 43 milioni di euro venduti di bottiglie da 75cl (erano 40 nel 2010).

“I vini a marca del distributore si affiancano all’offerta esistente – ha detto Gianluca Di Venanzo, rappresentante di Federdistribuzione (l’associazione maggioritaria delle imprese della Gdo) a Vinitaly, nonché Direttore generale di Despar – puntando sul rapporto di fiducia creato nel tempo con il consumatore: un prodotto di buona qualità, selezionato in modo accurato e capace di presentarsi ai clienti con un prezzo accattivante. La presenza della marca commerciale si inserisce in un contesto di flessione dei consumi: bisogna puntare a uno sviluppo che sia quantitativo ma soprattutto qualitativo, assumendo un ruolo di diffusione e conoscenza dei prodotti di gamma più alta e a denominazione d’origine, realizzando innovazione sul layout espositivo, selezione nell’assortimento, creazione di sinergie con i prodotti locali degli altri reparti”.

Anche le cantine sollecitano la Grande Distribuzione ad assumere un ruolo più attivo nel mercato del vino, abbandonando una posizione di mero servizio. “Abbiamo una situazione totalmente nuova, sia per i produttori che per i distributori – ha affermato Lucio Mastroberardino, Presidente dell’Unione Italiana Vini – dopo l’eccesso di offerta, nei prossimi anni assisteremo a un ritorno alla normalità, grazie all’effetto calmieratore della riforma del settore vitivinicolo comunitario (Ocm) che ha già propdotto materia prima scarsa e listini al rialzo. L’occasione è propizia per costruire qualcosa di inedito per il nostro Paese: filiera vino e distribuzione non più in contesa per strapparsi il margine, ma alleate per offrire al proprio cliente, il consumatore, non solo un prodotto, ma un ‘valore’, sul quale si è deciso di investire insieme: in formazione, in acculturamento, in promozione. Solo così si potranno evitare derive e svincolarsi gradualmente dalla logica sterile del prezzo. Oggi, invece, le politiche d’offerta e di competitività della Gdo per attrarre i consumatori fanno leva solo sulla scontistica, la più profonda possibile”.

Sul rapporto con i produttori è intervenuto anche Giuseppe Zuliani, Direttore della Marca Commerciale di Conad: “Nel 2011 abbiamo lanciato 57 nuove etichette a marchio proprio e per farlo abbiamo selezionato 30 cantine di produzione autoctona rappresentative della produzione locale e con standard qualitativi di alto livello”.

Altro dato di rilievo presentato da SymphonyIRI alla tavola rotonda è quello della vendita delle bollicine nella Grande Distribuzione: la crescita nel 2011 si limita ad un + 0,4% a volume, frenata da un considerevole rallentamento dello champagne francese (- 8,2% a volume) e da un Natale influenzato dalla crisi finanziaria e dalla contrazione dei consumi.

Ma si conferma il grande successo delle bollicine italiane: il Prosecco cresce dell’8,3% a volume e il Muller Thurgau del 10%.

“Gli spumanti contribuiscono in maniera determinante alla tenuta del comparto – ha sottolineato Sergio Soavi, Direttore dei Prodotti Tipici della Coop – anche perché rappresentano una scelta ben precisa che molte persone fanno (facilità di utilizzo, duttilità e polivalenza d’uso, qualità comprensibile, aggancio festoso e sereno ad altri ambienti di relazione). Queste caratteristiche accompagnano anche il successo e la crescita di molti vini storici (come Lambrusco e Chianti,) ed emergenti (come Kalterersee o Schiava, Marzemino, Muller, Pignoletto)”.

La ricerca di SymphonyIRI evidenzia come i vini esteri nei supermercati abbiano una quota di mercato piuttosto esigua con 16 milioni di euro venduti: la quota del vino francese è la più grande (grazie allo champagne) raggiungendo lo 0,5%, segue il vino spagnolo (0,1%) e si fanno notare le buone performances dei vini portoghesi e cileni. Il canale della Gdo è rilevante anche nella conquista dei mercati esteri da parte del vino italiano che scavalca il vino australiano nel mercato statunitense e consolida il suo vantaggio sul vino francese in Germania.

Infine, sempre interessanti le classifiche dei vini più venduti nel canale Gdo in Italia: Lambrusco, Sangiovese, Montepulciano d’Abruzzo, Nero d’Avola e Chianti. Diversi vini pregiati si affacciano nella classifica dei vini con maggior tasso di crescita: oltre al già citato Brunello di Montalcino, il Pecorino da Marche e Abruzzo, la Falangina, il Gavi, il Marzemino, il Rosso di Montalcino.

Le slide della ricerca sono disponibili all’indirizzo
https://business.veronafiere.eu/comunicati/doc/SlidesVinital26marzo2012.pdf

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La firma stamattina durante la seconda giornata di Vinitaly
Vinitaly partner ufficiale dell’hong kong trade and developement council

Nuovo accordo di cooperazione tra l’ente organizzatore dell’International Wine & Spirits Fair di Hong Kong e Veronafiere per la promozione del vino italiano nel continente asiatico.

Verona, 26 marzo 2012 – Con un import dall’Italia che nel 2011 è incrementato del 40% raggiungendo i 21 milioni di euro, Honk Kong si conferma hub privilegiato per la commercializzazione e la distribuzione di vino in Asia.

Questo lo scenario in cui si inserisce l’accordo firmato questa mattina tra Veronafiere e Hong Kong Trade Development Council (HKTDC), organizzatore dell’International Wine & Spirits Fair, il più importante evento dedicato al vino del continente asiatico.

Si tratta di un accordo di cooperazione con il quale l’HKITD riconosce Vinitaly quale partner ufficiale per la promozione del vino italiano ad Honk Kong.

Questo accordo segue e amplia quelli firmati nel 2010 e 2011 e che hanno permesso all’Italia lo scorso anno di essere Paese partner dell’International Wine & Spirits Fair.

«Lo scorso anno – ha detto Benjamin Chau, vice direttore esecutivo di IKTDC – il padiglione Italia è stato il più grande con oltre 200 espositori, in crescita dell’80% rispetto all’edizione dell’anno prima»; 1.500 i vini presenti.

«Vogliamo esportare il modello Vinitaly alla Fiera di Honk Kong – ha affermato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – perché l’International Wine & Spirits Fair è un evento principalmente b2b, mentre Vinitaly è una fiera business oriented ma che con le sue iniziative fa anche cultura del vino, ed è quello che serve fare ora in Asia».

Con questo accordo Vinitaly prosegue la sua attività di promozione all’estero, che sta contribuendo ad accrescere l’immagine di unitarietà del sistema vinicolo italiano. «Mettiamo a disposizione la nostra organizzazione e il nostro know-how per fare sistema con istituzioni e produttori, così da portare il vino italiano nel mondo – ha detto Giovanni Mantovani –. Importante è continuare in questa direzione».

Presente alla firma dell’accordo Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini, che ha assicurato il suo appoggio all’iniziativa, perché – ha detto – «sono convinto che il futuro del nostro export passa da Hong Kong».

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Presentazione oggi a Vinitaly
CONSUMO DI VINO FUORI CASA: DAGLI UNDER 35 UNA SPINTA ALLA RIPRESA DEI CONSUMI

La ricerca di mercato di Vinitaly-Unicab su “Il vino nei locali italiani di qualità e consumo del vino degli italiani in casa e fuori casa” fotografa per la prima volta i trend di mercato dopo la “grande crisi” e fa emergere un nuovo gruppo di consumatori, con tendenze e gusti diversi dal passato. Vini biologici, a basso contenuto di solfiti e di alcol entrano nelle richieste dei clienti e nelle strategie di acquisto di ristoranti e wine bar.

In Italia sta nascendo una nuova generazione di consumatori che dimostra un grande interesse per il vino, una buona propensione alla spesa e un fortissimo interesse per i vini biologici, a basso contenuto di solfiti, a minor contenuto di alcol e tendenzialmente più leggeri e digeribili.

Sono i giovani fino a 35 anni, che su queste tipologie di vino sono disposti a spendere sino a 50 euro a bottiglia.

È questo uno dei risultati più eclatanti emersi dall’annuale ricerca di mercato realizzata da Vinitaly in collaborazione con Unicab.

Dal 2006 Vinitaly e Unicab sondano l’universo dei consumi di vino su due ben specifiche aree di mercato: ristoranti e locali di qualità (enoteche, wine & cocktail bar) e consumatori. Si tratta – per la costanza dell’osservazione – di una delle ricerche più complete realizzate e permette di monitorare l’evoluzione dei comportamenti in materia di vino.

«L’analisi di quest’anno si rivela estremamente importante – afferma Giovanni Brunetti di Unicab – perché è la prima che registra i trend di mercato all’indomani della “grande crisi”, evidenziando le strategie adottate per limitarne o superarne gli effetti, l’impatto sui consumi di birre e soft-drinks e, sul versante consumatori, del combinato crisi economica-politiche antialcol».

Consumatori: l’impatto pessimista della crisi, con la riduzione dei consumi fuori casa, sembra essersi ridotto, mentre il sondaggio mostra un ulteriore calo nei consumi individuali. Quest’ultimo motivato, però, non da ragioni economiche o legate alle politiche anti-alcol quanto ad un accresciuto interesse per la salute, oltre al consolidarsi di nuove abitudini di vita.

Non a caso i vini che questo “nuovo” consumatore intende acquistare nei prossimi mesi fa esplicito riferimento a prodotti con minor apporto di solfiti, bio ed a basso contenuto di alcol, che chiede di poter conoscere direttamente presso i locali attraverso serate o cene di degustazione. Un interesse marcato e ben specifico testimoniato proprio al Vinitaly dal successo di Vivit, la nuova area dedicata ai vini naturali, e dal numero in forte crescita di produttori che presentano nuovi vini senza solfiti nei propri stand.

I comportamenti evidenziano quest’anno una separazione marcata fra i consumatori per fascia d’età: ristoranti, enoteche e wine-bar sono presidio degli under 35; dagli over 35 sino agli anziani il consumo resta prevalentemente domestico con dirette conseguenze sulle scelte d’acquisto e sui budget messi a disposizione.

«Gli under 35 – afferma Brunetti – sono una buona base per “costruire” consumatori stabili nel prossimo futuro: il loro interesse per incontri di formazione e informazione, per la ricerca di nuovi prodotti è infatti molto alto e vorrebbero soprattutto sperimentare nuovi abbinamenti col cibo. Un interesse quindi “maturo” lontano da costumi trasgressivi e che guarda molto alla presenza di “figure-guida” nei locali cui potersi affidare per la scelta o per conoscere vini e abbinamenti corretti».

Quanto alla “competizione” dei soft-drinks, il campione resta “fedele” al vino. Le eccezioni derivano dalla necessità di non appesantirsi a pranzo, di dover guidare dopo cena ed al rispetto verso altri commensali non bevitori. Quindi più una “co-esistenza” che non una “competizione” sui favori del pubblico.

Ristoratori e gestori di enoteche/wine-cockatil bar. Se i consumatori hanno mostrato un certo tasso di ottimismo, chi sta dall’altra parte del bancone registra il periodo ancora come complesso. Un dato di partenza. Le misure basiche per invogliare a bere vino ci sono e sono applicate diffusamente: carta dei vini aggiornata, attenzione alle richieste dei clienti, vino al bicchiere, personale specializzato a disposizione della clientela. Disponibilità a sviluppare serate a tema e di degustazione, così come creare/presentare menu in linea con la propria selezione di vino.

L’acquisto diretto in cantina del vino è quello che va per la maggiore, ma il campione si dimostra anche soddisfatto dell’integrazione che viene fatta dagli acquisti presso i distributori. I due dati allontanerebbero il rischio di ritrovare offerte “fotocopia” fra i diversi locali, anche perché i gestori intendono sviluppare le proprie conoscenze dirette andando a visitare sempre più cantine e fiere.

Quali altre strategie adotteranno nei prossimi mesi? «Il sondaggio – risponde Brunetti – evidenzia la volontà di investire in formazione , propria e del personale; nello sviluppo dell’offerta di vini locali; in una maggiore attenzione al fattore prezzo con una diversa scelta dei vini collocati in cantina per velocizzare la rotazione. Infine, coerentemente con quanto chiesto dai consumatori, offerta di vini più digeribili e leggeri, con meno solfiti e meno alcol».

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Intervento a Vinitaly, il 46° Salone internazionale del vino di Veronafiere
LIBERALIZZAZIONI, APERTURA DEL COMMISSARIO CIOLOş «STUDIEREMO COME ADEGUARE I DIRITTI AL MERCATO»

Alla conferenza stampa organizzata dal Cogeca, il commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Cioloş, si dice «pronto a ridiscutere in modo pragmatico» la posizione adottata dal Consiglio dei ministri dell’Unione europea, del 2007, che prevedeva l’abolizione dei diritti di impianto dei vigneti, sull’onda di una liberalizzazione molto ampia. Il vino attende le prime valutazioni del Gruppo di alto livello, il prossimo 19 aprile a Bruxelles. E sulle politiche di sostegno all’agrifood di qualità, entro la fine dell’anno le linee di intervento.

Verona, 26 marzo 2012. Il commissario Ue all’Agricoltura, Dacian Cioloş, adotta una posizione morbida sulla liberalizzazione dei diritti di impianto. Si dice «pronto a ridiscutere in modo pragmatico» la posizione adottata dal Consiglio dei ministri dell’Unione europea, del 2007, che prevedeva l’abolizione dei diritti di impianto dei vigneti, sull’onda di una liberalizzazione molto ampia.

È questo il messaggio di Cioloş dal palcoscenico internazionale di Vinitaly, alla conferenza stampa organizzata dalla Cogeca (la rappresentanza delle 38mila cooperative agricole europee, presieduta da Paolo Bruni).

«La gestione del mercato è oggi molto rapida e tutti noi vogliamo mantenere la tendenza all’export per l’agroalimentare di qualità, compreso il vino», ribadisce Cioloş. È anche con questi scopi, oltre naturalmente a capire come potrà articolarsi la proposta di riforma del settore vitivinicolo che la Commissione dovrà avanzare entro la fine dell’anno al Parlamento di Strasburgo, che il commissario rumeno ha istituito un Gruppo di Alto livello (il cui vicepresidente è l’italiano Antonio Tajani). Non solo. Dalla prima riunione del gruppo il prossimo 19 aprile, «emergeranno indicazioni utili per capire quale sarà l’impatto sul mercato, nel caso di abolizioni dei diritti di impianto», dice il commissario europeo.

Quello che succederà, comunque, è tutt’altro che scontato. «Vi ricordo – rimarca Cioloş – che la decisione di abolire i diritti di impianto è stata presa dalla maggioranza del Consiglio nel 2007».

Quanto alla politica di promozione dell’agrifood di qualità, per la quale l’Unione europea ha individuato la possibilità di stanziare risorse ad hoc, il commissario si dice «pronto ad accogliere qualsiasi proposta venga dagli stakeholder». Fra le possibili linee di intervento a supporto dell’agroalimentare europeo di qualità, quindi, nessuna preclusione nel sostenere anche il mercato intra-Ue.

Il fronte anti-liberalizzazione dei diritti di impianto si è ampliato e comprende ora 14 Paesi, fra i quali i principali produttori di vino: Italia, Francia, Germania, Spagna, Romania, Grecia, Portogallo, Repubblica Ceca, Ungheria, Austria, Slovacchia, Lussemburgo, Cipro e Slovenia.

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