La selezione di opere esposte esprime la forza e la tenacia del percorso dell’artista e delle sue idee con cui plasma la materia, ma anche lo spazio e il tempo e li trasforma in scultura universale dando forma, come afferma la curatrice, «alla magia di una partitura tesa a creare un concerto unico di vibrazioni cosmiche». Maria Cristina Carlini approfondisce il proprio legame verso la terra e i materiali naturali, simboli arcaici capaci di suscitare ricordi ancestrali spesso sopiti, facendo della memoria individuale e collettiva un punto chiave della sua poetica.
Il percorso espositivo si apre con
Scudi un’installazione del 1998 mai esposta e composta da tre alti pali in ferro interrotti da moduli policromi che assumono una valenza totemica intima e antica.
L’attenta scelta del materiale e dei suoi accostamenti rappresenta da sempre una peculiarità dell’arte di Maria Cristina Carlini. Così prende forma, nel 2021, la scultura
Filemone e Bauci, composta da due grandi dischi di legno di recupero impreziositi da rivoli e “spugnature” d’oro, incastonati in una struttura in ferro che li sostiene e li custodisce immobili in un tempo sospeso.
Il flusso inarrestabile del suo pensiero artistico si rivela nelle vibranti colonne “tortili”, in grès e ferro, di
Castore e Polluce (2022), due disarmanti racconti che creano un’astrazione inedita e personale, evocano la terra e la sua forza, una materia viva e in continuo mutamento.
Alle opere di grandi dimensioni si intervallano lavori più piccoli ma non meno significativi nella poetica della scultrice, come i
Libri in lamiera o i volumi tormentati e instabili di
Guerra.
L’esposizione culmina nel rincorrersi di luci e ombre di
Prometeo (2022), da cui sgorgano con forza la storia e i suoi ricorsi: tre alti tronchi scavati e illuminati evocano, con la loro imponente fragilità, memorie e ferite frutto di un passato dimenticato ma tangibile.
Nella cornice storica e coinvolgente del Chiostro della Magnolia le sculture monumentali poste sul prato instaurano un dialogo affascinante con l’architettura che si riflette nell’immobile specchio d’acqua dei
Fantasmi del lago, moduli in lamiera policroma che corrono evanescenti verso il cielo; la scultura
Origine,
composta da sette colonne formate da anelli policromi in grès, sembra emergere direttamente dalla terra. L’opera
Incontro entra in sintonia con la natura racchiusa nel chiostro, un susseguirsi di linee e volumi in continuo divenire in cui prevalgono l’equilibrio e l’armonia delle forme.
In mostra è possibile ammirare il docufilm Maria Cristina Carlini. Geologie memorie della terra, realizzato nel 2020 da Storyville, che affronta con sguardo intimo e privato la vita dell’artista al lavoro nel suo studio; la voce narrante di Maria Cristina Carlini accompagna in un viaggio tra le sue opere e il ritmo rarefatto del laboratorio.
Accompagna la mostra una breve pubblicazione bilingue con testo introduttivo di Vittoria Coen e le immagini delle opere esposte.
Maria Cristina Carlini inizia il proprio percorso artistico con la lavorazione della ceramica a Palo Alto in California, successivamente prosegue la sua attività a Bruxelles, dove contemporaneamente insegna a lavorare al tornio; si trasferisce poi a Milano e si dedica esclusivamente alla scultura. Da questo momento, oltre al grès e alla terra, entrano a far parte della sua espressività materiali come il ferro, la lamiera, l’acciaio corten e il legno di recupero. Maria Cristina Carlini dà vita a opere che spaziano dalle piccole dimensioni alle monumentali; la sua carriera è costellata da riconoscimenti, mostre personali e collettive in diverse sedi pubbliche e private, nazionali e internazionali, e le sue sculture monumentali sono presenti in permanenza in Europa, America e Asia. Attualmente vive e lavora a Milano, dove il suo atelier è una fucina attiva in cui prosegue la propria attività creativa.
www.mariacristinacarlini.com