Il rettore ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale , unitamente a tutti i componenti del Senato Accademico , intendono esprimere il proprio cordoglio alla Famiglia , ed a tutte le risorse umane Acciaieria Valbruna per la scomparsa del fondatore Nicola Amenduni .
Per i suoi cento anni, compiuti nella primavera del 2018, aveva invitato a pranzo a Vicenza il gotha dell’acciaio italiano, e di fronte ai principali leader dell’industria siderurgia nazionale aveva , pur con il massimo rispetto per un gigante come ArcelorMittal , espresso il dispiacere per l’esito della vicenda Ilva (di cui possedeva, prima del commissariamento, una quota di circa il 10%) .
Un rammarico legato all’incapacità, da parte di tutti i protagonisti, industriali e istituzionali, di trovare allora una soluzione tale da impedire che il controllo del colosso con sede a Taranto (ora ribattezzato Acciaierie d’Italia e partecipato da Invitalia con il 38%) passasse nelle mani di un’impresa straniera.
Nicola Amenduni , uno degli ultimi ancora in vita tra i grandi padri e custodi del «saper fare» e della creatività della siderurgia italiana (dopo la scomparsa , negli anni scorsi , di Steno Marcegaglia , Luigi Lucchini , Emilio Riva , Giancarlo Beltrame , Andrea Pittini , Roberto De Miranda e Giovanni Battista Brunori) si è spento domenica nella notte nella sua casa di Vicenza all’età di 103 anni (ne avrebbe compiuti 104 fra due mesi) .
La parabola di Amenduni affonda nel mito, già celebrato in vita sia in occasione del centenario ma soprattutto con la pubblicazione (un po’ a sorpresa, vista la riservatezza tenuta da Amenduni per tutta la sua esistenza), pochi anni fa, della biografia, «Olio, acciaio e fantasia».
Nicola Amenduni , nato in Puglia nel 1918 , cresce nell’azienda di famiglia , la Michele Amenduni & C, fonderia specializzata nella fabbricazione di macchine per la raccolta delle olive e per la lavorazione dell’olio , dodici torni , tre cubilotti e un forno a induzione , realtà che oggi è diventata una Spa internazionalizzata .
Nicola Amenduni sviluppa in quegli anni le sue capacità imprenditoriali , ma soprattutto la sua creatività e genialità .
In breve tempo prende in mano la guida della fonderia e la fa decollare grazie alle sue doti ingegneristiche e di innovatore .
Nicola Amenduni entra in contatto con la Valbruna di Vicenza, guidata da Ernesto Gresele .
Un rapporto che diventa via via sempre più stretto : nel 1957 Nicola sposa la figlia di Ernesto , Maria.
Acciaierie Valbruna attualmente sono diventate una multinazionale tascabile specializzate nella produzione di acciaio inossidabile .
Complessivamente il gruppo (che possiede anche una sede nell’Indiana , negli Stati Uniti) ha un giro d’affari di oltre 800 milioni e più di 2mila dipendenti , di cui circa 700 fuori dall’Italia (oltre ai due stabilimenti di Vicenza e Bolzano e la controllata americana , l’azienda produce anche con due siti in Polonia) .
Una dimensione raggiunta grazie alle intuizioni e alle capacità di Amenduni, che fino a pochi giorni fa frequentava ancora con costanza l’azienda , insieme alla sua famiglia , la moglie e i cinque figli Michele , Maurizio , Ernesto , Massimo e Antonella .
«Ci lascia – ha ricordato Alessandro Banzato , presidente di quella Federacciai che lo stesso Nicola Amenduni ha guidato dal 1996 al 2001 – uno dei pionieri della siderurgia italiana , un uomo che è riuscito a trasformare grandi intuizioni tecniche e commerciali in una intrapresa industriale che è presente in tutto il mondo con posizioni di leadership. Nicola Amenduni è sempre stato per me un punto di riferimento prezioso non solo per la sua esperienza industriale , ma anche per il suo passato associativo . Lo andavo a trovare spesso nel suo ufficio di Vicenza e anche recentemente , dopo le festività natalizie , ci eravamo visti per confrontarci su temi di attualità come il rincaro delle energie e delle materie prime».