Gli Italiani rinunciano
alla seconda casa |
Le difficoltà economiche delle famiglie italiane e l’aumento delle tasse sulla casa, spingono sempre più privati a rinunciare alla seconda casa per le vacanze. E se il nostro mercato immobiliare permane nel suo periodo di ristagno, quello straniero dimostra una maggiore vivacità, spingendo sempre più privati e agenzie a rivolgersi all’estero alla ricerca di acquirenti.
Dati oggettivi, come provano le inserzioni su Gate-Away.com di privati che mettono in vendita la seconda casa; aumentate tra settembre-novembre 2013 dell’88,83% rispetto allo stesso periodo 2012. Segno questo che le famiglie italiane sono diventate molto più attente alle spese e cercano tutti i modi possibili per abbassarle. Una seconda casa rappresenta quindi un di più a cui si può rinunciare, con ricavi che possono essere investiti nella prima casa, già difficile da mantenere. «L’Imu sulla seconda casa e le spese di mantenimento dell’immobile, sono costi a cui molti proprietari oggi non riescono più a far fronte – dichiara Simone Rossi, responsabile commerciale di Gate-Away.com – Fino a poco tempo fa, potersi permettere una seconda casa per trascorrervi le vacanze era segno di una buona stabilità economica e un sogno a cui molte famiglie aspiravano, mentre oggi sta diventando quasi un lusso riservato a pochi».
Sempre nello stesso periodo è stato registrato da Gate-Away.com un incremento, rispetto all’anno precedente, di preventivi per inserzioni da parte delle agenzie immobiliari (+34,24%), chiaro sintomo della fiducia che viene riposta negli acquirenti stranieri, attratti dalla qualità e dalla varietà, sia in termini di caratteristiche sia di fasce di prezzo, degli immobili italiani.
Come per le famiglie, anche le agenzie del settore cercano di abbassare le spese riducendo e ottimizzando, in primis, gli investimenti pubblicitari, indirizzandoli verso forme di promozione all’estero. «I dati che abbiamo raccolto sulle agenzie dimostrano che gli operatori del settore cominciano a prendere in considerazione altri mercati al di fuori dei confini nazionali, e questa potrebbe risultare una risorsa per dare nuovo impulso al mercato immobiliare – sottolinea Rossi – Non dimentichiamo inoltre le ampie possibilità di affittare immobili agli stranieri in vista dell’Expo 2015». |
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Le famiglie Italiane e il mercato immobiliare |
Valter Giammaria, Presidente di Tecnoborsa, ha affermato che: «il 5,9% delle famiglie residenti nelle sei maggiori città italiane ha effettuato lavori di ristrutturazione nel biennio 2011-2012. In particolare: il 4,5% ha ristrutturato l’abitazione principale; lo 0,7% un altro immobile (casa in affitto, in comproprietà, di parenti prossimi, etc.); lo 0,5% una seconda casa e il restante 0,2% una seconda casa insieme a un altro immobile. Chi ha ristrutturato la prima casa non ha effettuato ulteriori lavori, evidentemente perché già assai invasivi e impegnativi anche economicamente».
C’è da considerare che, rispetto alla percentuale delle famiglie che hanno acquistato un immobile nel periodo considerato – il 4,4% – la quota delle ristrutturazioni supera tale valore e, in particolare, circa il 20% di chi ha comprato casa l’ha anche restaurata. Le città più attive sotto questo profilo sono state Genova, Napoli e Palermo.
Per quanto riguarda le parti dell’abitazione che sono state rinnovate, il 60,3% di coloro che hanno ristrutturato hanno eseguito lavori radicali in tutta la casa; a seguire, ma con notevole divario, gli interventi parziali hanno riguardato: per il 15,9% la cucina, per il 15% i bagni, per il 14% gli impianti, per il 13,9% gli infissi, per il 10,8% gli ambienti di soggiorno e, infine, per l’8,8% le camere da letto.
Tra le motivazioni che hanno indotto |
le famiglie a intervenire nelle proprie case, al primo posto c’è il rinnovo strutturale, con l’82%; a seguire, ma con notevole distacco, c’è l’esigenza di una maggiore ergonomia dettata dal desiderio di maggior comfort e praticità al tempo stesso (24%); il 16,7% lo ha fatto per razionalizzare gli spazi; il 14,2% per avere una casa ecologica, nel caso di nuclei familiari particolarmente sensibili all’ambiente; il 6,8% per ricavare spazi per attività sportive o pro-fitness; infine, il 5,3% per avere una casa cablata.
Da un focus sul 16,7% di coloro che hanno eseguito lavori per migliorare lo sfruttamento e la funzionalità dello spazio a disposizione, è risultato che il 35,8% di questi lo ha fatto per aumentare il numero delle stanze; il 29,5% per ampliare il soggiorno; il 17,5% per ricavare un angolo cottura/cucinotto; viceversa, il 10,5% per ricavare una cucina abitabile; infine, il 6,8% per ridurre il soggiorno a vantaggio di altri ambienti.
«Spostando l’analisi dal lato dell’offerta – ha proseguito il Presidente – si nota che ha usufruito degli incentivi fiscali circa il 23% di chi ha ristrutturato. Chi, viceversa, vi ha rinunciato, nel 39% dei casi non lo ha ritenuto conveniente ma, in questo caso, non si può non pensare a un effetto dell’economia sommersa; il 34,6% ha dichiarato di non essere a conoscenza dei bonus statali; infine, il restante 26,5% ha affermato che l’iter burocratico è troppo complicato». |
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Aria: accordo importante per la Lombardia |
«Un accordo davvero importante, che finalmente riconosce la specificità del bacino padano». Così il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha commentato la firma, a Milano, dell’Accordo di programma per la qualità dell’aria nel bacino padano, sottoscritto dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e dai rappresentanti delle Regioni Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Friuli Venezia-Giulia e delle Provincie autonome di Trento e Bolzano.
Il governatore lombardo, ringraziando il rappresentante del governo centrale «per l’impegno profuso» e per la ‘sensibilità federalista’ dimostrata «nell’aver accettato di venire a sottoscrivere l’accordo a Milano, dopo averlo fatto firmare a Roma ai colleghi ministri», ha già fissato la prossima tappa dell’impegno congiunto di Regioni del Nord e Governo italiano: «Faremo presente alla Commissione europea – ha detto Maroni – che il riconoscimento della nostra specificità deve essere fatto proprio anche dalle istituzioni europee».
«Quello che si afferma qui – ha proseguito il numero uno di Palazzo Lombardia – è il modo giusto di procedere, nello spirito di leale collaborazione fra Regioni e territori, anche se di colore politico diverso, e Governo, per trovare risposte comuni a problemi comuni. Questo per me è il concetto di Macroregione. Non è una bandierina politica, ma un ‘metodo’. Ossia, di fronte a un problema comune, ci si mette intorno a un tavolo e si lavora con concretezza tutti insieme per risolverlo. Auspico – ha concluso Maroni – che questo metodo possa essere adottato anche su altre questioni che ci riguardano tutti, come la mobilità, le infrastrutture, le politiche del lavoro». |
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