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Anno XIII Numero 81
– Marterdì 12 Novembre 2013
Nel 2014 pagheremo 1,1 mld di tasse in più
di Pierpaolo Molinengo
A seguito delle disposizioni fiscali introdotte dal disegno di legge (ddl) di Stabilità approvato nelle settimane scorse dal Governo Letta, nel 2014 gli italiani pagheranno 1,1 miliardi di euro di tasse in più.
A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha calcolato l’impatto economico riconducibile agli effetti di tutte le nuove voci fiscali introdotte dal ddl di Stabilità. In buona sostanza, questo bilancio strettamente tributario è dato dalla differenza tra le nuove entrate fiscali e le minori imposte e contributi che interesseranno l’anno prossimo gli italiani.
A fronte di poco più di 6 miliardi di euro di nuove entrate tributarie a cui si aggiungono 65 milioni di entrate extra tributarie e altri 135 milioni di riduzione dei crediti di imposta, nel 2014 gli italiani saranno chiamati a versare allo Stato complessivamente 6,227 miliardi di euro di nuove imposte. Per contro, “godranno” di una riduzione delle tasse e dei contributi da versare all’Erario per un importo pari a 5,119 miliardi di euro. Pertanto, la differenza tra i 6,227 miliardi di nuove imposte e i 5,119 miliardi di minori tasse dà come risultato 1,108 miliardi di euro.
«A nostro avviso – dichiara il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – il risultato è sottostimato. Corriamo il pericolo che il saldo sia più pesante. Secondo i tecnici del
Governo, la Trise, vale a dire il nuovo tributo sui servizi, dovrebbe farci risparmiare un miliardo di euro rispetto a quanto pagavamo di Tares e di Imu. Un vantaggio economico che, purtroppo, rischia di essere eroso dall’azione dei Sindaci.
I Comuni, infatti, avranno un’ampia discrezionalità nell’applicazione della Trise ed è molto probabile che ne inaspriranno il prelievo per lenire le difficoltà economiche in cui versano, con evidenti ripercussioni negative per i bilanci delle famiglie e delle imprese».
Edilizia scolastica in Piemonte:
anche i privati potranno accedere
ai contributi regionali
Via libera dal Consiglio Regionale del Piemonte alla modifica del Piano triennale per l’edilizia scolastica in Piemonte, al fine di permettere agli enti locali di ricorrere a strumenti finanziari innovativi, quali i fondi immobiliari, i leasing in costruendo e i contratti di disponibilità, con i quali la proprietà pubblica dell’immobile oggetto di intervento viene trasferita temporaneamente a un altro soggetto di natura privata. In casi come questi, d’ora in poi, si potrà comunque accedere a contributi regionali, a patto che l’edificio mantenga una destinazione a uso scolastico per almeno vent’anni e che al termine del contratto di finanziamento la proprietà ritorni all’ente pubblico.
Per sostenere il commercio è necessario diminuire i prezzi degli immobili
Immobiliare e retail. Un campo di gioco dove la partita si è fatta via via sempre più dura e si gioca su diversi livelli, non solo per la battuta d’arresto dei consumi (in calo del 4% il non food nei primi 8 mesi dell’anno secondo i dati Confimprese Lab-Nielsen), ma anche perché i retailer, soggetti alla logica finanziaria che caratterizza il mondo immobiliare, sono schiacciati da costi di affitto e spese di gestione non più sostenibili, a cui si aggiungono incrementi di costi del personale per far fronte alle aperture domenicali e festive, opportunità irrinunciabile perché proprio nel week end si concentra buona parte del fatturato. In quest’ottica si inquadra lo studio realizzato da Scenari Immobiliari per Confimprese, che individua la relazione tra commercio e qualità urbana, analizzando la situazione attuale dei 14 principali capoluoghi della penisola: offerta, domanda, andamento d elle quotazioni.
«La crisi dei consumi – spiega Mario Resca, presidente
Confimprese – evidenzia come il commercio sia in grado di determinare il livello qualitativo delle città. Il mercato immobiliare risente pesantemente del calo di volume delle vendite e della contrazione dei flussi di cassa: la redditività è diminuita e la situazione patrimoniale ha subito un deprezzamento. Per la maggior parte dei retailer gli ultimi dodici mesi sono stati caratterizzati da una revisione dei contratti di locazione, alla ricerca di condizioni più vantaggiose. Ritengo che per uscire dalle secche della crisi bisognerebbe fare meglio e di più specialmente nelle piazze importanti. Dalla ricerca emerge che a Milano i prezzi medi di vendita sono diminuiti del 2,9% e i canoni di locazione si sono contratti del 7,3%, decisamente meno della media nazionale (rispettivamente dell’-1,4% e -1,3%); a Roma stessa situazione per i prezzi di vendita, mentre i canoni di locazione si sono contrat ti dell’8,1%.
Commercio: sì alla liberalizzazione
L’Ance spiega che «il TAR Lombardia (Milano) con la sentenza della sez. I, 10 ottobre 2013, n. 2271, dando applicazione alla Direttiva comunitaria 123/2006 sui servizi privati cd. “Bolkenstein”, al d.lgs. 59/2010 che l’ha recepita e al decreto legge 201/2011, ha annullato un piano urbanistico comunale nella parte in cui prevedeva un divieto incondizionato di medie aperture di vendita di superficie superiore a 600 mq».
In particolare, il TAR – spiega l’Ance -, dopo aver ripercorso l’evoluzione normativa della disciplina nazionale in materia di commercio dagli anni ’70 del secolo scorso ad oggi, ha evidenziato che con l’entrata in vigore della Direttiva 123/2006 – volta alla riduzione dei vincoli procedimentali e sostanziali gravanti sul settore dei servizi privati, nell’ambito del quale rientra anche il commercio – l’iniziativa economica non può più, di regola, essere assoggettata a limitazioni e restrizioni, se non per motivi di interesse generale e comunque le misure restrittive della libertà d’impresa devono essere adeguate e proporzionate agli obiettivi perseguiti.
«Da ciò deriva che sono da considerarsi abrogate – continua l’Ance -, in quanto illegittime, le prescrizioni della pianificazione urbanistica che dispongono limiti o restrizioni all’insediamento di nuove attività commerciali in determinati ambiti territoriali qualora non risultino correlati e proporzionati ad effettive esigenze di tutela dell’ambiente urbano o afferenti all’ordinato assetto del territorio sotto il profilo della viabilità, della necessaria dotazione di standard o di altre opere pubbliche.
Inoltre, i provvedimenti legislativi attuativi della Direttiva non dispongono solo per il futuro ma incidono anche sulle norme regolamentari e sugli atti di pianificazione già adottati in passato e incompatibili con i nuovi principi, disponendone l’abrogazione qualora le regioni o gli enti locali non provvedano alla loro revisione entro un certo termine».
Sulla base di queste argomentazioni il TAR, avallando i provvedimenti legislativi di liberalizzazione dell’iniziativa economica, ha accolto il ricorso di una società che si era vista negare l’autorizzazione all’ampliamento (da 600 a 804 mq) della propria struttura di vendita.
Le tendenze del mercato immobiliare nelle grandi città
Secondo Tecnocasa, nei primi sei mesi del 2013 le quotazioni immobiliari in Italia sono ancora in ribasso sebbene si intravedano segnali di un’inversione di tendenza che devono essere comunque presi con la dovuta cautela.
Si segnala più decisione in coloro che possono acquistare ma che, fino ad oggi, non si erano mossi in attesa dell’evoluzione del mercato immobiliare.
Le motivazioni sono molteplici: diminuzione dei prezzi degli immobili dall’inizio della fase ribassista, proprietari sempre più propensi a rivedere le richieste al ribasso per vendere l’immobile, abbondante offerta immobiliare che consente di scegliere l’abitazione più adatta alle caratteristiche desiderate e la consapevolezza della ormai avviata normalizzazione del mercato.
Nel primo semestre del 2013 l’analisi dei prezzi in base alla dimensione delle realtà territoriali vede una diminuzione del 4,7% nelle grandi città, del 4,8% nell’hinterland delle grandi città e del 5% nei capoluoghi di provincia. L’analisi per aree geografiche vede il Centro Italia chiudere il semestre con una diminuzione dei prezzi del 6,0%, a seguire il Nord Italia con -4,8% ed infine il Sud Italia con -4,6%.
Per i prossimi mesi prevediamo ancora un ribasso dei valori e riteniamo che l’anno possa chiudersi con una contrazione dei valori compresa tra -8% e -6%.
Le compravendite potrebbero oscillare tra 420 e 450 mila transazioni.
A Bari le quotazioni immobiliari sono diminuite del 4,8% nella prima parte dell’anno. Tra le zone che hanno sofferto maggiormente ci sono quelle centrali soprattutto il Borgo Antico che dopo il boom degli anni scorsi grazie alla domanda ad uso investimento registra ora maggiori difficoltà dal momento che il target di potenziali acquirenti deve spesso ricorrere al mutuo. La macroarea che ha registrato la diminuzione dei valori più sensibile è quella dell’aeroporto.
A Bologna i valori immobiliari sono in diminuzione del 5,7%. La macroarea che ha segnalato la contrazione più bassa è quella di San Donato-San Vitale che ha chiuso con -7,4%. Anche la zona di Corticella ha subito un calo di importo simile. In questo semestre prezzi al ribasso anche nelle zone collinari della città in particolare quelle soggette a maggior traffico. Le zone centrali soprattutto quella di San Vitale-Università hanno sostanzialmente tenuto grazie anche agli acquisti degli investitori. Non lontano poi intorno a piazza dei Martiri sono in corso lavori di riqualificazione delle facciate esterne degli immobili.
A Firenze nei primi sei mesi del 2013 le quotazioni delle abitazioni sono diminuite del 4,7%. Le zone centrali hanno registrato un ribasso del 3,1%.
Tecnocasa analizza il mercato dei mutui in Piemonte
Anche per il secondo trimestre 2013 l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha provveduto ad analizzare nel dettaglio l’andamento dei finanziamenti finalizzati all’acquisto dell’abitazione concessi alle famiglie residenti sul territorio regionale. Le famiglie in Piemonte hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 459,75 milioni di euro. Rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente si registra una variazione delle erogazioni in regione pari al -9,9%, per un controvalore di -50,79 mln di euro. Guardando all’intera Macroarea Italia Nord Occidentale, che rispetto all’analogo trimestre del precedente anno ha fatto rilevare una variazione del -15,4%, si nota come la regione segua la tendenza in atto nell’area di appartenenza e ne attenui l’importanza.
In questa seconda rilevazione del 2013, 17 regioni su 20 hanno mostrato volumi in diminuzione. In raffronto al medesimo trimestre del 2012, è stata rilevata una contrazione media nazionale del 16,3%. La fotografia indica ancora un ridimensionamento nell’erogazione del credito concesso alle famiglie, che conferma la tendenza sia del primo trimestre 2013 (quando la variazione è stata pari a -20,6%) sia del quarto trimestre 2012 (-43,4%). Tenuto doverosamente conto del contesto di mercato nazionale, la variazione percentuale della regione corrisponde alla 7a minor contrazione in ordine di importanza. Nel periodo in analisi la regione ha inciso per il 7,91% di tutti i volumi erogati in Italia.