Analisi elaborata da Eutimio Tiliacos advisor Gabbrielli & Associati, past chairman Italian Linacre Society Oxford University, Socio Onorario Assoconsulenza Associazione Italiana Consulenti di Investimento www.assoconsulenza.eu
LETTERA ANESTI Settembre 2013
Che cosa distingue l’uomo dalla macchina ? Federico Faggin, che fu a capo dell’equipe INTEL che mise a punto il primo microprocessore al mondo, durante il discorso di ringraziamento a Firenze in occasione della consegna dei premi Galileo 2000 che gli è stato assegnato il 23 Settembre scorso per la scienza e la innovazione tecnologica, ha spiegato che a suo avviso la differenza risiede nella coscienza di sè che caratterizza l’uomo rispetto alla macchina. La macchina può eseguire gli stessi calcoli e procedimenti dell’uomo in modo più veloce, con una frequenza smisuratamente più alta e con ben maggiore precisione, ma manca della percezione di sé stessa e del perché e a quale fine opera in un certo modo.
Un esempio di modo passivo e privo di reattività di subire gli eventi, pur disponendo di tutte le informazioni necessarie, la fornisce la vicenda TELCO / TELECOM laddove una notizia del 16 Maggio 2013 apparsa su Key4biz, giornale online molto seguito dal mondo delle telecomunicazioni e dai circoli ministeriali e politici, già allora titolava “Telecom Italia: Generali valuterà a settembre se uscire da Telco” 16 Maggio 2013 – notizia 217707. http://www.key4biz.it/News/2013/05/16/Policy/telecom_italia_mario_greco_generali_217707.html Vi si leggeva: “Quanto alla possibile uscita dalla holding Telco, che controlla il 22,4% del gruppo telefonico, Greco (Amministratore Delegato di Generali) ha sottolineato che Generali deciderà a settembre se uscire o meno dal patto” . Non sembra pertanto che la notizia sia piovuta dal cielo solo ora all’inizio dell’autunno se già a primavera si parlava della vendita della quota Generali come di una possibilità più che concreta e per bocca nientemeno che dell’Amministratore Delegato di una importante società azionista come le Generali.
Il perché a volte l’uomo si comporti come una macchina priva di coscienza di sé e del fine del suo agire ce la fornisce in un libro di recente uscita un accademico, Richard Robb. A cinque anni dal fallimento della Lehman Brothers, in analogia a quanto afferma Faggin, Robb sostiene infatti che alla base del crollo del mercato finanziario avvenuto in quei giorni vi possa essere stata non solo la ricerca smodata del massimo profitto, perseguito a costo di creare spaventosi squilibri e in definitiva il collasso del sistema, ma soprattutto l’ignoranza: intesa appunto come assenza di coscienza e reattività a ciò che si andava perpetrando. Dove coscienza del fare è intesa come cosa diversa dall’informazione di cosa si stia facendo. Un trasformarsi in automa dei comportamenti umani, come avviene nel caso di un conducente di una vettura sportiva sui tornanti di una montagna allorchè li affronta a velocità crescente in modo oramai spersonificato agendo come un automa e rendendosi simile ad un ingranaggio di un apparato che non può arrestarsi anche se il tachimetro gli dice momento dopo momento che il rischio di uscire di strada è crescente e sta diventando una quasi certezza.
Robb sostiene infine che investitori esperti e analisti avevano accesso in quei giorni del lontano 2008 ad una gamma amplissima e più che sufficiente di informazioni, tale da doverli rendere coscienti dei pericoli che si andavano profilando e del disastro imminente. Eppure l’assenza di una coscienza di sé, ossia l’assenza di un modo non passivo di porsi rispetto ad eventi circostanti quasi si fosse degli automi, impediva ogni mossa per evitare questi pericoli, in un crescendo inarrestabile di decisioni che venivano prese seppure visibilmente ad altissimo rischio (vedasi al riguardo anche pagina 24 del FTfm September 23 2013 “In memory of black swan-itis victims” dove si legge Economist only find it hard to explain their failure because they assume far too much: that economic agents understand the drivers of the economy, assume others also correctly understand it and can calculate outcomesby using their model. There is an alternative: ignorance. Investors, bankers and regulators (as well as economists) are broadly ignorant of the drivers of the asset prices and the economy).
Forse La teoria di Robb pecca di eccesso di giustificazionismo eppure un fondo di vero c’è e deve essere un fattore ricorrente se anche ai giorni nostri, dopo tanti anni, continuiamo a commettere gli stessi errori di un tempo. Ci sono ad esempio voluti cinque anni (sei se prendiamo a riferimento le prime avvisaglie di crisi che si palesarono nell’Agosto 2007) per varare una riforma (incompleta) del sistema bancario europeo detta EBU ossia “European Banking Union” e non si sa se sarà sufficiente a prevenire la possibilità che ancora una volta a pagare il conto di una futura crisi e del salvataggio delle banche debbano prevalentemente essere, come nella passata recente esperienza storica, gli stati: ossia in ultima istanza i contribuenti.
Al riguardo un recentissimo lavoro dell’ufficio studi della Deutsche Bank opera una disamina dettagliata di quanto stia accadendo per ciò che riguarda la riforma del sistema bancario europeo e le critiche –condivisibili o meno che esse siano- fioccano dure da parte del suo estensore (rif: Bernhard Speyer, “EU Banking Union: Right idea, poor execution” September 4, 2013).
- Anzitutto si sostiene che un sistema basato su una singola autorità di controllo delle banche a livello europeo, per ottenere dei risultati concreti, deve poter anche disporre di tutti i poteri ad essa delegabili per assumere le decisioni necessarie e conseguenti senza compromessi o interferenze; così apparentemente, secondo l’estensore dello studio, non è. In particolare, poiché il sistema di regole è stato solo teoricamente unificato; ad esso infatti si affiancheranno comunque ben 28 sistemi di regole nazionali che renderanno il complesso degli interventi di difficile attuazione, al punto che la unione bancaria è stata già oggi paragonata da alcuni ad un formaggio con i buchi (“The Commission’s Single Resolution Mechanism (SRM) proposal is logical, but problematic. Single supervision cannot work without an effective resolution authority and a credible financing mechanism. It also needs effective decision-making structures – all of which the SRM does not deliver………..The ECB, together with the national competent authorities, will exercise supervision on the basis of the Single Rule Book. However, since the CRD IV, as the main component of the Rule Book, contains substantial elements of national discretion, the ECB will de facto have to supervise banks on the basis of 28 rulebooks – or, in the words of Karel Lannoo of CEPS: “Banking Union will start out with capital rules that are more like Emmental cheese than a single rule book”).
- Ma l’aspetto forse più sconcertante e inquietante consiste nella possibilità –per la prima volta sanzionata in un accordo stipulato in ambito europeo- di recesso dall’accordo da parte di qualche stato membro, dopo un triennio di sperimentazione, basando tale facoltà di fuoruscita sulla possibilità che essa scatti per semplici e seri disaccordi (sic !!!) con gli altri partner e la BCE (“For the first time in the history of European integration the SSM legislation contains an explicit exit clause (Art. 6.6a), allowing non-EMU member states that have joined the SSM, to exit it subsequently, of their own volition, after a minimum of three years of membership or in case of a major disagreement with an SSM decision impacting the country.16 While this may make joining the SSM more palatable to EMU-pre-ins and EMU-outs, it sets a dangerous precedent – all the more so in an area, viz. financial supervision, where reliable and lasting structures are important for building confidence” ).
E’ un precedente pericolosissimo specie se riferito, come è nella realtà, ad un settore delicatissimo quale quello del rapporto fra BCE, singoli stati e mondo bancario.
Nulla si dice inoltre sulla tutela della piccola e media clientela delle banche quando chiede di accedere a nuovo credito per svolgere la propria attività. Infatti il rispetto delle regole sull’adeguatezza dei mezzi propri che da ora in poi verrà imposto alle banche e sarà modulata in relazione ai rischi che il sistema bancario nelle sue varie articolazioni nazionali e regionali andrà ad assumere, non può essere (come spesso accade) compensato e reso possibile con il taglieggiamento della clientela più debole. Un articolo di Michael Pettis , professore di finanza che insegna all’università di Pechino, ed è Senior Associate della Carnegie Endowment, afferma che la strabiliante crescita economica cinese dell’ultimo trentennio si sia anche basata sul fatto che coloro che depositavano i loro risparmi in banca e il sistema bancario cinese stesso, di fatto sovvenzionavano gli investitori tramite un basso differenziale di tassi di interesse fra chi risparmiava e chi prendeva a prestito denaro: differenziale non intaccato dalle banche che si limitavano a traslare quasi intero questo beneficio dai depositanti alle imprese che accedevano al credito per espandere la loro attività, ricavandone esse (le imprese) elevati profitti e potendo così permettersi l’accumulo di un imponente stock di capitali fissi (ossia nel caso cinese di fabbriche sempre più grandi e sempre più nuove fino a far scattare l’allarme dal 2011 in poi di un eccesso di capacità produttiva rispetto alla domanda (ref: “China has a choice: short term growth or sustainability” FT September 3 2013 page 9).
La regola aurea, secondo Pettis dovrebbe far sì -se applicata- che lo scarto fra tasso medio annuo di chi prende a prestito denaro in banca per effettuare investimenti e tasso medio annuo nominale di crescita di una economia registratosi nello stesso arco di anni non sia eccessivo. Tuttavia in Cina, in particolare tra il 2006 e il 2011, a fronte di un tasso medio di crescita nominale (ossia non depurato dei fattori inflazionistici) della economia che è stato del 18 % circa all’anno, i tassi medi di interesse del periodo sono stati del 7 % comportando questo fattore di ampio scarto un forte vantaggio per gli investitori (+ 11 %) .
Cosa è accaduto invece in Italia ? Esattamente il contrario. Il tasso di crescita della economia negli stessi anni è stato praticamente nullo quando non addirittura negativo mentre le aziende che avevano bisogno di prestiti li pagavano in ragione annua di un tasso oscillante, a seconda dei casi, fra l’ 8 % e il 15 % (assicurazione sul credito (sic !!!!) compresa); nessuna sorpresa pertanto se il nostro sistema economico registrando uno scarto negativo fra reddito e tassi bancari (ammesso ovviamente si voglia utilizzare la regola aurea di Pettis) sia bloccato da tempo. Ad aggravare la situazione italiana ci sono poi i seguenti elementi:
a) una politica industriale italiana (stavolta non per colpa delle sole banche) che, come insegna la vicenda TELCO, latita su vari fronti, come peraltro già avemmo modo di scrivere nel numero di Agosto 2013 di Lettera ANESTI (www.anesti.it > Lettera ANESTI > Agosto 2013);
b) una situazione internazionale che vede il Mediterraneo diventato nuovamente l’epicentro di un confronto globale in cui Siria, Tunisia, Libia, Egitto, Turchia sono percorse da correnti di instabilità politica e in alcuni casi di crisi economica e dove la flotta russa dopo più di 20 anni sta tornando a stabilire una presenza permanente dislocando nelle sue acque sottomarini nucleari e altri mezzi navali che si avvalgono logisticamente di basi siriane (rif “Russia plans to resume nuclear submarine patrols in the southern seas after a hiatus of more than 20 years following the break-up of the Soviet Union, in another example of efforts to revive Moscow’s military. The plan to send Borei-class submarines, designed to carry 16 long-range nuclear missiles, the Bulava, to the southern hemisphere follows President Vladimir Putin’s decision in March to deploy a naval unit in the Mediterranean Sea on a permanent basis starting this year” Intelligence Brief June 2, 2013; “In what is Russia’s first permanent naval deployment in the Mediterranean since Soviet times, it has stationed 16 warships and three ship-based helicopters in the region” Intelligence Brief June 9,2013
c) il profilarsi di un confronto economico-strategico fra Cipro, Grecia e Israele da una parte e Turchia dall’altra per lo sfruttamento delle ingenti riserve di idrocarburi, gas in particolare, che giacciono sotto i fondali marini che circondano Cipro.
Eutimio Tiliacos